Gli ultimi due concerti dell’edizione 2016 di Convivio Armonico di Area Arte Associazione, inseriti nell’ambito della rassegna “Gaudete Angeli – Musica in Basilica”, sono stati rivolti a musiche natalizie del Settecento napoletano e francese, eseguite in due distinti concerti nella Basilica Reale Pontificia di San Francesco da Paola.
Il primo, affidato all’Ensemble “Le Musiche da Camera” ed intitolato “La musica a Napoli nel ‘700 per il SS. Natale”, ha messo in luce una serie di autori oggi poco noti, ma quasi tutti famosi e celebrati ai loro tempi, che contribuirono ai fasti del Settecento partenopeo.
L’apertura era dedicata alla Pastorale IX a due violini e basso continuo (da manoscritto di anonimo) di Gaetano Veneziano (1665-1716), omaggio ad un compositore del quale nel 2016 cadeva il trecentesimo anniversario della morte, nato a Bisceglie nel 1665 e spostatosi giovanissimo a Napoli, dove studiò con Provenzale al Conservatorio di Santa Maria di Loreto.
Ai suoi tempi portò avanti una carriera prestigiosa, ricoprendo incarichi molto importanti fra i quali quello di Maestro della Cappella Reale in sostituzione di Alessandro Scarlatti che, nel frattempo, aveva lasciato Napoli.
Il successivo duetto “Sperno gregem quaero natum”, dal Mottetto in pastorale a due voci ed archi di Carmine Giordano (1685-1757), metteva in risalto un autore nato a Cerreto Sannita (BN), allievo al Conservatorio della Pietà dei Turchini di Gennaro Ursino e Nicola Fago, nominato in seguito organista della Cappella Reale napoletana.
Era quindi la volta del Concerto per flauto e archi in si bemolle maggiore di Francesco Papa, la cui biografia è ancora avvolta nel buio più totale, ma il valore del brano proposto faceva emergere un musicista di notevole spessore.
Toccava quindi alla Letione I del Primo Notturno a voce sola di alto con violini e basso continuo, in prima esecuzione moderna di Veneziano (nella trascrizione curata da Egidio Mastrominico), che precedeva il Nisi Dominus, salmo a canto solo con archi e basso continuo di Davide Perez (1711-1778).
Nato a Napoli, Perez studiò al Conservatorio di S. Maria di Loreto con Francesco Mancini, Giovanni Veneziano (figlio di Gaetano) e Francesco Barbella, diventando poi uno dei compositori italiani di maggiore prestigio del suo tempo, sia in ambito sacro che profano.
La sua attività si svolse fra Napoli, Roma e Palermo, per poi proseguire, dal 1752, in Portogallo come maestro della Cappella Reale e maestro di musica della principessa ed erede al trono Maria I che, una volta diventata regina nel 1777, lo nominò “Cavaliere dell’Ordine del Cristo” e, quando l’anno dopo il musicista morì, gli tributò un solenne funerale a spese della corona.
Chiusura con il Te Deum a due voci con strumenti di Nicola Sabatino (1705-1796), allievo di Feo e Prota al conservatorio di S. Onofrio a Porta Capuana, fra gli ultimi rappresentanti della scuola napoletana, che fu per molti anni maestro di cappella presso la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli.
Per quanto riguarda l’Ensemble “Le Musiche da Camera”, gruppo napoletano di esperienza ultraventennale, esso era costituito nell’occasione da Francesco Divito (soprano), Rosa Montano (mezzosoprano), Renata Cataldi (traversiere), Egidio Mastrominico (violino di concerto), Federico Valerio (violino), Fernando Ciaramella (viola), Leonardo Massa (violoncello), Paola Ventrella (tiorba), Debora Capitanio (clavicembalo).
La compagine ha dato vita ad un concerto di elevato livello, evidenziando un ottimo affiatamento, frutto della lunga dimestichezza fra molti dei suoi componenti, ulteriormente arricchito dalla presenza di solisti di grande spessore come Renata Cataldi, protagonista nel concerto per flauto di Papa (del quale ha curato anche la trascrizione) e i cantanti Francesco Divito (soprano) e Rosa Montano (mezzosoprano), che hanno raggiunto l’apice nei pezzi a due voci di Giordano e Sabatino.
All’ensemble “Le Musiche da Camera” ha risposto, la sera dopo, l’Ensemble “Labirinto Armonico”, con un appuntamento dal titolo “Musique pour le Noël” incentrato sulla produzione dei francesi Michel Corrette (1707-1795) e Michel-Richard de Lalande (1657-1726), elementi di prestigio della scena barocca transalpina.
Il primo è ricordato per la qualità e la quantità della sua produzione e per il virtuosismo interpretativo all’organo, ai quali va aggiunta l’attività di docente molto apprezzato, che diede anche alle stampe una serie di monografie dedicate ai metodi per suonare i principali strumenti allora in auge.
Dal canto suo, de Lalande fu anch’egli un organista apprezzato, ma soprattutto ebbe l’appoggio del re Luigi XIV e, dal 1683, portò avanti una lunga carriera a Versailles, dove il sovrano si era stabilito, abbandonando Parigi, dopo aver fatto erigere una nuova sontuosa reggia.
Fra i compiti del musicista vi era quello di scrivere brani per le Messe alle quali partecipava il re, per cui concepì tutta una serie di mottetti nella lingua ecclesiastica ufficiale (Luigi XIV ribattezzò non a caso de Lalande “Il Lully latino”), giunti in parte fino a noi che, secondo alcuni studiosi, anticiparono sia le cantate bachiane, sia gli oratori di Haendel.
Il repertorio proposto dall’ Ensemble “Labirinto Armonico” ha principalmente attinto al genere natalizio francese per antonomasia, il noël, originatosi nel Quattrocento come canto popolare e, a partire dal XVI secolo, divenuto esclusivamente strumentale, in quanto affidato ad organici vari oppure all’organo e al clavicembalo solista (definito in tal caso noël varié).
Ed infatti, sia la Sinfonia II e la Sinfonia VI di Corrette, sia i Noël en Trio di de Lalande, si basavano su antichi canti popolari, legati alla Natività, vista soprattutto dalla parte dei pastori.
Relativamente agli interpreti, il gruppo, formato da Pierluigi Mencattini (violino barocco), Mauro Navarri (violino e viola barocca), Galileo Di Ilio (violoncello barocco) e Stefania Di Giuseppe (clavicembalo), con il supporto aggiuntivo di un formidabile Adriano Meggetto, che dettava i tempi al traversiere, ha evidenziato grande compattezza, bravura dei singoli e quel ritmo, delimitato da schemi ben determinati, indispensabile per poter eseguire al meglio brani del genere.
E’ necessario partire da questa ultima osservazione, per poter identificare quella che, a prescindere dagli autori considerati, risulta probabilmente una delle differenze sostanziali fra musica barocca napoletana e francese, ovvero la maggiore libertà della prima, che tende talora all’improvvisazione, rispetto alla estrema rigidità della seconda.
Ciò non toglie, comunque, che compositori come Corrette e de Lalande meritino anche loro seri approfondimenti, in quanto creatori di brani validissimi come quelli presentati in “prima” assoluta per Napoli.
In conclusione due appuntamenti di estremo interesse storico-musicale, entrambi caratterizzati dalla presenza di ensemble specializzati nel repertorio antico, quali “Le Musiche da Camera” ed il “Labirinto Armonico”, che hanno portato alla ribalta autori il cui contributo al repertorio barocco risultò fondamentale, a Napoli come in Francia.
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