L’inaugurazione della stagione 2016-2017 della Fondazione della Pietà de’ Turchini è stata affidata al “Concerto de’ Cavalieri”, ensemble fondato e diretto dal maestro Marcello Di Lisa, che collabora stabilmente con l’istituzione napoletana.
L’appuntamento, che si è svolto nella splendida cornice della veranda neoclassica di Villa Pignatelli, aveva come titolo “Trumpet Stravaganza” in quanto proponeva alcuni brani per tromba e archi, alternati a pezzi per archi, tratti prevalentemente dal repertorio italiano a cavallo fra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento.
L’apertura era dedicata a Tomaso Albinoni (1671-1751) con la Sinfonia Si1 per tromba e archi, brano introduttivo del dramma per musica “Zenobia, Regina de’ Palmireni”, rappresentato al Teatro dei Santi Giovanni e Paolo durante il carnevale veneziano del 1694, con il quale l’autore esordì in ambito operistico.
Il successivo Concerto per archi RV 121 di Antonio Vivaldi (1678- 1741) apparteneva ai cosiddetti dodici “Concerti di Parigi”, scritti su richiesta di una personalità transalpina ignota che, molto probabilmente, va identificata con l’ambasciatore francese a Venezia Vincent Languet, conte di Gergy, che fu anche il committente de “La Senna festeggiante”.
Toccava quindi alla Sinfonia G1 per tromba ed archi di Giuseppe Torelli (1658-1709), nato a Verona, ma fra i massimi rappresentanti della scuola bolognese, ancora oggi famoso per la sua produzione rivolta ad uno strumento che, all’epoca, era fra i più utilizzati in ambito solistico.
Non poteva mancare Arcangelo Corelli (1653-1713), nativo di Fusignano in provincia di Parma, che si spostò poi a Roma a partire dal 1675, e diede grande lustro al cosiddetto “Concerto grosso”, così chiamato in quanto prevedeva due gruppi, che si alternavano nell’eseguire i vari movimenti.
Da una parte avevamo il Concertino, formato dai solisti più bravi (di solito due violinisti ed un violoncellista), dall’altra l’intera orchestra, detta Concerto grosso o ripieno.
Dall’op. 6 di Corelli, che comprendeva dodici concerti grossi e venne pubblicata postuma ad Amsterdam nel 1714, in quanto il compositore non volle darla alle stampe finché fu in vita, abbiamo ascoltato il n. 4 in re maggiore ed il celeberrimo n. 8 in sol minore, “Fatto per la notte di Natale”.
Fra i due trovava posto la Sonata G7 in re maggiore per tromba ed archi di Torelli, mentre i due brani conclusivi consistevano nel Concerto op. 3, n. 5 per due violini e archi in la maggiore RV 519 di Vivaldi (da L’estro Armonico, raccolta pubblicata nel 1711 ad Amsterdam) e la Suite per tromba e archi HWV 341 di Georg Friedrich Händel (1685-1759), definita anche Water Piece in quanto diretta emanazione della famosissima Water Music.
Uno sguardo ora agli interpreti, per rimarcare innanzitutto la tendenza, divenuta ormai il marchio di fabbrica del “Concerto de’ Cavalieri”, di infondere nuova linfa, senza mai andare sopra le righe, ad un repertorio come quello barocco, che per troppo tempo ha subito una sorta di imbalsamazione.
A questo va aggiunta una formidabile compattezza della compagine, splendidamente diretta al clavicembalo da Marcello Di Lisa, e formata nell’occasione da Francesca Vicari e Antonio De Secondi (violini), Piero Massa (viola), Gioele Gusberti (violoncello), Luca Cola (contrabbasso).
Ricordiamo ancora l’eccezionale apporto del trombettista Andrea Di Mario, in perfetta sintonia con l’ensemble, che ha eseguito i vari brani solistici con la tromba naturale, rilasciando suoni nitidissimi e privi di sbavature, impresa particolarmente difficile quando si suona con strumenti di questo tipo.
Pubblico numerosissimo ed entusiasta che ha chiesto ed ottenuto un bis, consistente nella scoppiettante Sinfonia di apertura della cantata di Händel “Alla caccia” (Diana cacciatrice) HWV 79, degno finale di un concerto ricco di brio e di musica piacevole.
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