Si è conclusa la diciottesima edizione del SaxArts Festival dopo una settimana ricca di concerti ed eventi che hanno dialogato con la bellezza dei luoghi scelti per i concerti ed ha avuto il suo apice nella giornata di sabato 16 luglio con un protagonista d’eccezione come il sassofonista statunitense Branford Marsalis.
Ed è proprio dall’intensa presenza di Marsalis nel festival, parte il bilancio conclusivo del direttore artistico Marco Albonetti.
«Quest’anno pensavo veramente di non farcela, esordisce Albonetti. Siamo partiti in ritardo, per attendere tutte le conferme, artistiche e pratiche, ma la nostra tenacia è stata premiata dalla presenza di un personaggio di altissimo livello come Branford Marsalis. È stato indiscutibilmente un successo, soprattutto se riportiamo tutto alle dimensioni del nostro piccolo “gioiellino”. Conosciamo i nostri limiti e cerchiamo di ragionare di conseguenza per quello che riguarda la scelta di location dall’atmosfera intima e unica, dove portiamo gli artisti che invitiamo al festival. Davvero non sapevo cosa aspettarmi, non mi ero posto degli obiettivi di iscrizioni o presenze. E quindi, anche ora a festival finito, continuo a non pensare ai numeri – che comunque ci hanno assistito – ma mi piace rivolgere l’attenzione all’energia bella, positiva, vibrante, che c’è stata nella giornata del sabato.»
È stato sicuramente spettacolare l’ “esordio” del festival nelle Sale della Pinacoteca Comunale di Faenza per il concerto di sabato 16 luglio, con i talenti emergenti del SaxArt Project e la presenza speciale di Branford Marsalis e Marco Albonetti, ma anche il Giardino della Rocca di Russi, il Giardino del Mens Sana, il Ridotto del Teatro Masini e lo Zingarò Jazz Club a Faenza e il Palazzo Fantini di Tredozio hanno accolto i concerti accompagnando le emozioni della musica e degli ascoltatori: luoghi scelti dal direttore artistico per esaltare in modo naturale e preciso con il loro calore le caratteristiche dei vari appuntamenti in programma.
La masterclass con il sassofonista statunitense è stata un evento unico nel panorama nazionale, capace di richiamare persone anche da fuori regione e dall’estero, oltre ai sassofonisti del nostro territorio, una masterclass rivolta sia ai musicisti classici che jazz. «Branford ha parlato soprattutto del suono, afferma Albonetti. Il motivo è presto spiegato: il suono è connesso con la melodia e racconta senza intermediazioni cosa sei, cosa hai vissuto. Non ha parlato molto della tecnica o dell’armonia: non gli è interessato mettere in risalto quel tipo di informazione, sono aspetti relativamente meno personali. E, infatti, ha puntato molto sull’aspetto del suono sia nella parte classica che in quella jazz della masterclass, cercando di consigliare tutti i ragazzi a non avviarsi sui binari sicuri delle scale o delle frasi fatte, ma a pensare e a raccontare sé stessi con sincerità attraverso la musica.»
Allo stesso modo, il concerto tenuto nella Sala della Pinacoteca Comunale ha rappresentato un’occasione per vedere il sassofonista statunitense nella veste di musicista classico, un suo lato espressivo che in Italia si ascolta molto di rado.
«E il nostro pubblico ha risposto nella maniera migliore, sottolinea con soddisfazione il direttore artistico. Una risposta straordinaria per quantità e qualità, visti il sold out e l’attenzione con cui è stato seguito il concerto. Tanto che sto ricevendo di continuo messaggi e testimonianze di apprezzamento da parte delle persone che erano in sala, sia per il programma musicale che per la composizione del SaxArt Project.»
Al termine dell’esibizione, è stato assegnato a Branford Marsalis il Premio Fausto Dal Pozzo per il grande valore artistico e didattico della sua carriera musicale con un’opera in ceramica di Saura Vignoli dell’omonima bottega.
Nella stessa occasione, è stato conferito un riconoscimento a Matteo Terrabusi per l’ormai ventennale supporto dimostrato nei confronti del SaxArts Festival con un premio offerto da Marta Servadei della Bottega Gatti.
E, infine, Branford Marsalis ha imbracciato il sassofono anche nel corso della Jam Session serale per regalare un paio di strepitosi assolo al pubblico presente.
Le scelte artistiche compiute dal direttore artistico Marco Albonetti hanno abbracciato come di consueto le tante anime della scena sassofonistica contemporanea.
Si è partiti mercoledì 13 luglio dal Giardino della Rocca di Russi con la presentazione di Jumble il nuovo lavoro di Massimo Valentini.
Nei giorni successivi, The Blowing Guitar Duet, il duo formato da Martina Effy e Filippo Corbolini, ha suonato al giardino del Mens Sana di Faenza e, infine, il Palazzo Fantini di Tredozio ha ospitato la Tiger Dixie Band e il concerto “Dalle Alpi al Jazz” dell’Ensemble Jazz del Conservatorio Bonporti di Trento.
A fine rassegna lo sguardo si rivolge, naturalmente, al futuro.
«Ormai, ho invitato tutti i miei maestri a partecipare al festival. A questo punto si è davvero chiuso un ciclo e mi prendo un po’ di tempo per pensare. Se riesco a trovare sponsor privati e persone che credono nel progetto musicale del festival, potrei pensare a un cambiamento nel format: nel corso degli anni, il festival ha avuto già diverse trasformazioni e sento che siamo arrivati ad un altro punto di svolta, a un punto in cui è necessario rivedere la formula con cui disegnare la rassegna. Certo, sarà difficile realizzare una nuova edizione migliore di questa e, visti i tanti elementi da prendere in considerazione, non nego di aver pensato sul serio che potrebbe essere anche un ottimo punto di arrivo, un’edizione capace di concludere in maniera splendida e coerente il lavoro fatto negli anni.»
Da sempre, la filosofia del SaxArts Festival è stata quella di mettere a confronto allievi e docenti provenienti da scuole diverse.
«Quest’anno, la presenza di Branford Marsalis ha rimesso in circolo molti degli spunti di partenza del festival. Negli ultimi anni, mi accade spesso di incontrare allievi venuti a Faenza nelle prime edizioni che oggi insegnano e hanno fatto carriera: molti ricordano il festival come lo scatto che ha dato loro la convinzione per proseguire negli studi e iniziare una carriera musicale. Quando guardo indietro nel tempo, ai primi passi della nostra rassegna, mi rendo conto di come noi siamo stati capaci negli anni di portare oltre trecento allievi qui a Faenza, allievi provenienti da tutta Europa, dalla Cina e dagli Stati Uniti. Mi riferisco a quindici anni fa, prima del web, prima della velocità del web che conosciamo oggi. C’è stato sempre un passaparola, abbiamo sempre lavorato con una modalità artigianale e abbiamo saputo dare, con il supporto delle famiglie ospitanti e dei nostri sostenitori, l’energia giusta per un’esperienza unica nel suo genere e, al tempo stesso, la solidità necessaria a un percorso formativo serio e importante. Ricreare quell’atmosfera con i ragazzi è stato sempre molto motivante, mi ha sempre dato molti stimoli. Ma adesso, prima di iniziare a progettare l’eventuale futuro della rassegna, mi godo intanto le bellissime vibrazioni di questi due giorni con Branford.»
Il SaxArts Festival 2016 è stato organizzato con la preziosa partnership della Fondazione della Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, con il contributo del Comune di Faenza, Comune di Tredozio e del Comune di Russi e con il Patrocinio della Provincia di Ravenna e della Regione Emilia Romagna.
Altrettanto importanti sono stati il sostegno degli sponsor privati – Romagna Giochi, Confcooperative, Salesiani 2.0, Banca di Romagna Gruppo Cassa di Risparmio di Cesena – che hanno voluto dare fiducia anche quest’anno alla qualità del nostro lavoro e il supporto materiale ed umano delle famiglie ospitanti che hanno accolto i ragazzi venuti a Faenza per il festival.
SaxArts Festival
Segreteria del Festival
Faenza
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