Alla Sacrestia del Vasari l’Amalfi Coast Music & Arts Festival propone un allestimento semiscenico dell’opera mozartiana “Le nozze di Figaro”

Le nozze di Figaro alla Sala VasariL’opera in quattro atti “Le nozze di Figaro” venne completata da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1786 e rappresentò l’esordio della collaborazione con il poeta e librettista Lorenzo Da Ponte, che avrebbe in seguito portato ad altri due capolavori assoluti, “Don Giovanni” e “Così fan tutte”, dando vita alla cosiddetta “trilogia italiana”.
Il soggetto traeva spunto dalla commedia del francese Beaumarchais “Le mariage de Figaro”, concepita come proseguimento del suo “Barbiere di Siviglia”, e venne sottoposta al letterato veneto (che la tradusse in italiano), dallo stesso Mozart.
L’allestimento dell’opera conobbe diversi ostacoli, per il fatto che gli scritti di Beaumarchais erano proibiti, in quanto abbinavano una discreta licenziosità ad una pungente satira nei confronti delle classi sociali ricche.
Smussata la parte che più dava fastidio alla nobiltà, e facendo emergere soprattutto le vicende di natura sentimentale descritte nella commedia, Mozart ebbe il via libera dall’Imperatore d’Austria Giuseppe II, al quale aveva fatto ascoltare in privato l’intero lavoro.
L’esordio ebbe luogo il 1° maggio del 1786 al Burgtheater, con il compositore nella veste di direttore al cembalo, ed il successo fu grandissimo.
La commedia descrive i numerosi e maldestri tentativi del Conte di Almaviva di mandare all’aria il matrimonio fra Figaro e Susanna, della quale il nobile si è invaghito, attirandosi le ire di sua moglie, la Contessa di Almaviva.
Da qui partono una serie di equivoci, travestimenti, falsi tradimenti (non a caso il lavoro è anche noto con il titolo “La folle journée”), che avvengono nell’arco dello stesso giorno, contribuendo a rendere l’insieme quanto mai brioso e divertente, grazie a meccanismi che, un secolo dopo, sarebbero stati sfruttati ed amplificati da Georges Feydeau nelle sue pochade.
“Le nozze di Figaro” sono state recentemente al centro di un allestimento, che ha proposto un’ampia selezione di pezzi dell’opera in forma semiscenica, curata dalla regista texana Cheryl Parrish, nell’ambito del primo dei due appuntamenti napoletani dell’Amalfi Coast Music & Arts Festival, svoltosi nella splendida Sacrestia del Vasari, situata all’interno della Chiesa di S. Anna de’ Lombardi.
Protagonisti della serata lirica, alcuni degli allievi che hanno seguito il “Vocal Program” (una delle numerose iniziative artistiche del Festival), accompagnati dall’Orchestra della Filarmonica di Stato di Arad (Romania), diretta da Jeffrey Rink.
Il cast era formato da tredici cantanti, quasi tutti di buon livello, diventati quattordici poiché il soprano Madeline Edwards, che ricopriva il ruolo della Contessa di Almaviva, nella seconda parte ha dovuto lasciare il posto ad Alyssa Barnes per motivi di salute.
Riguardo ai protagonisti principali, Karl Butterman si è rivelato un Figaro dalla promettente vocalità, ma un po’ troppo sopra le righe dal punto di vista recitativo.
Susanna era invece impersonata da Shafali Jalota, progressivamente cresciuta, dopo un inizio durante il quale la sua voce era quasi completamente coperta dall’orchestra.
Di buon spessore i due bassi Daniel Smith e Ricardo Ceballos De la Mora, nei rispettivi ruoli del Conte di Almaviva e di Bartolo.
Delle due contesse di Almaviva abbiamo già accennato, ma qui vogliamo rimarcare la prova di Alyssa Barnes, apparsa una spanna al di sopra degli altri, che ha incantato il pubblico con l’aria “Dove sono i bei momenti”.
Molto brava anche Jeanette Lee, che ha disegnato un Cherubino di elevato spessore, sia vocale che scenico, e discreta è risultata la prova di Olivia Cockley come Marcellina (pur se, essendo un personaggio abbastanza anziano, poteva essere affidato, come avvenuto nelle passate edizioni, ad una guest star di lunga carriera).
L’elenco si completava con Ndumiso Nyoka (Basilio), Martha Rose Hayes (Barbarina), Eric Newell (Antonio), Michael Lam (Curzio), Jayden Goldberg e Marina Agasian (contadine).
Relativamente all’Orchestra della Filarmonica di Stato di Arad (Romania), diretta da Jeffrey Rink, si è dimostrata compagine all’altezza del compito, compatta e precisa, accompagnando molto bene i cantanti (e talora, non per sua colpa, sopravanzando alcune voci).
Ricordiamo infine il maestro Fabrizio Soprano, nella veste inedita di voce narrante, che aveva il compito di descrivere il susseguirsi degli eventi, in particolare quelli non mostrati dalla messa in scena, a beneficio di una maggior comprensione, da parte degli spettatori, di una vicenda quanto mai intricata.
Pubblico molto numeroso, che ha gremito la Sacrestia del Vasari, producendosi in un vero e proprio assalto ai pochi posti disponibili (aumentati in seguito grazie ad una ulteriore aggiunta di sedie dalle forme e dimensioni più svariate), mostrando un deciso gradimento, testimoniato dal fatto che ad abbandonare la sala fra un tempo e l’altro sono stati veramente pochi.
In conclusione una piacevole serata, a conferma di una tradizione ormai consolidata, che da anni porta sulla costiera amalfitana, lambendo anche Napoli, un gruppo di giovani promesse liriche provenienti dal continente americano.

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