Al Museum Shop il duo Cataldi-Mastrominico propone alcune rarità del barocco napoletano nell’ambito di Convivio Armonico di Area Arte

Foto Aurelio Spataro

Foto Aurelio Spataro

La flautista Renata Cataldi ed il violinista Egidio Mastrominico, componenti dell’Ensemble “Le Musiche da Camera”, sono stati i protagonisti del concerto “Duetti alla Napolitana”, tenutosi al Museum Shop, nell’ambito di “Musica nel Corpo di Napoli dal ‘600 ad oggi”, sezione della XV edizione della rassegna Convivio Armonico di Area Arte.
Il duo ha eseguito alcune composizioni legate principalmente ad autori che nella città partenopea svolsero parte della loro carriera.
In apertura abbiamo ascoltato “Ave Maris Stella” di Cristofaro Caresana (1640 ca. – 1709), nato a Venezia ma spostatosi appena diciannovenne a Napoli, dove ricoprì numerosi incarichi, fra i quali quello di direttore del Conservatorio di Sant’Onofrio a Porta Capuana.
Toccava quindi alla Symphonia a due flauti o violini senza bassi e alla Fantasia per violino solo di Nicola Matteis (ca. 1640 – dopo 1714), del quale si sa abbastanza poco.
Napoletano di nascita, si spostò a Londra intorno al 1670, deciso a vivere con i proventi derivanti dalle sue opere.
Fu invece apprezzato soprattutto per il suo virtuosismo violinistico in quanto possedeva un’abilità eccezionale nel suonare lo strumento, servendosi di una particolare tecnica, fino ad allora sconosciuta.
Fra i due pezzi di Matteis trovava posto il Duetto II in re maggiore (dall’op. 3 dedicata a Ludovico-Eugenio principe di Württemberg) di Francesco Guerini, nato a Napoli intorno al 1710, che si spostò in Olanda e poi a Londra, dove morì nel 1780.
Il successivo brano consisteva in un Duetto in re maggiore attribuito al calabrese Leonardo Vinci (1690-1730), tra gli autori più noti e richiesti della prima metà del Settecento, che fu allievo di Gaetano Greco al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
Era quindi la volta di due autori tedeschi, Johann Joachim Quantz (1697-1773), e Johann Adolf Hasse (1699-1783).
Il primo, virtuoso flautista, soggiornò a Napoli per brevissimo tempo, mentre il secondo vi rimase per diversi anni, studiando prima con Porpora ed in seguito con Alessandro Scarlatti.
Chiusura affidata al Duetto in sol maggiore di Carlo Cecere (1706-1761), lucano trapiantato a Napoli, noto soprattutto per un’opera buffa intitolata “La tavernola abentorosa”, i cui testi di Pietro Trinchera attirarono gli strali delle autorità ecclesiastiche, in quanto mettevano alla berlina la vita monastica (anche se la “prima” ebbe luogo, paradossalmente, proprio in un’abbazia), costringendo il librettista a rifugiarsi nella chiesa del Carmine per evitare l’arresto.
Riguardo agli esecutori, che hanno anche curato le trascrizioni in tempi moderni di una metà dei brani proposti, Renata Cataldi ed Egidio Mastrominico hanno dato vita ad un duo molto affiatato, oltre ad evidenziare la loro consueta bravura come solisti raffinati ed incisivi.
Pubblico numeroso, attento e partecipe, a nostro avviso fra i migliori dell’intera stagione musicale, che ha contribuito al pieno successo di un concerto ricco di interessanti rarità, ennesima conferma dell’enorme fermento artistico che percorreva Napoli durante il Settecento.
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