Il secondo appuntamento con la XVII edizione del ciclo “Organi Storici della Campania”, organizzato dall’ Associazione Alessandro Scarlatti ed affidato alla direzione artistica di Angelo Castaldo, ha avuto come protagonista Mauro Castaldo.
Nella Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, il musicista ha proposto un repertorio compreso fra il Seicento e i giorni nostri, eseguito su due organi, un “Domenico Antonio Rossi”, risalente al 1769 e restaurato nel 1994 da Riccardo Lorenzini, e un “Tamburini” del 1965.
Il concerto è iniziato con tre Gagliarde di Giovanni Maria Trabaci (1575-1647), autore quanto mai apprezzato dal maestro Castaldo, al punto da dedicargli un’Associazione organistica fondata nel 2006.
Trabaci nacque nel 1575 a Montepeloso (oggi Irsina), in provincia di Matera, e si spostò giovanissimo a Napoli, dove fu cantore della chiesa della SS. Annunziata e, qualche anno dopo, organista titolare dell’oratorio dei padri Filippini, oggi compreso nel complesso monumentale dei Girolamini.
Fra i suoi docenti va ricordato il franco-fiammingo Jean de Macque, che Trabaci avrebbe poi sostituito nel 1614 come maestro della Reale Cappella, primo italiano a ricoprire tale incarico prestigioso.
La produzione di Trabaci, conservata in parte nella biblioteca dei Girolamini, comprende anche due raccolte di musica per strumenti a tastiera, pubblicate sempre a Napoli, rispettivamente nel 1603 e nel 1615, dove l’autore anticipa quei tratti salienti che contraddistingueranno la musica di Frescobaldi.
Secondo autore della serata, Giovanni Salvatore (1610-1688), del quale abbiamo ascoltato alcuni brani tratti da una raccolta di musiche per tastiera.
Anche Salvatore, sebbene poco conosciuto, ebbe un ruolo di primo piano nella storia del Seicento napoletano e, dopo aver studiato al conservatorio della Pietà dei Turchini, portò avanti una carriera di successo, sia come organista titolare nelle più importanti chiese napoletane, sia in qualità di apprezzato docente.
Dopo questa parte seicentesca, cambio di strumento e di epoca, con la Sonata in re minore, op. 45 di Giuseppe Martucci (1856-1909), unico contributo alla letteratura organistica del grande compositore nativo di Capua, ma dal respiro europeo, proposta in una versione curata dal maestro Castaldo, partendo dal manoscritto originale custodito nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella.
La chiusura era invece rivolta a Corale e Finale, dello stesso Castaldo, dallo stile moderno ma moderato, dove si evidenziavano le sue spiccate preferenze per gli autori francesi del secolo scorso quali Langlais, Dupré e Messiaen.
Nel complesso un recital di elevato spessore, che ha fatto emergere la bravura, la padronanza e la versatilità, che caratterizzano da sempre le interpretazioni del maestro Castaldo, abbinate ad un programma di estremo interesse, dedicato a brani poco noti, e ad alcuni autori dei quali si rischia di perdere la memoria, come Trabaci e Salvatore.
Pubblico entusiasta e numeroso, nonostante un improvviso sciopero dei mezzi pubblici che ha paralizzato la città, e bis d’obbligo, scelto stavolta nell’ambito ottocentesco e consistente in un brano di stampo operistico, scritto da Bellini (che soggiornò circa sette anni a Napoli, diplomandosi al Conservatorio di San Pietro a Majella), finale brioso di una splendida serata di musica organistica.
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