Preceduto dalla presentazione del libro “Fiori Musicali” di Girolamo Frescobaldi – Messa delli Apostoli, a cura di Anna Maria Robilotta e Gilberto Scordari (Ed. Aremu, 2016), il secondo appuntamento della rassegna “Musica Antica all’ombra dei capolavori” ha ospitato, nella Cappella Real Monte Manso di Scala, l’Ensemble De Finibus Terrae, formato da Luca Alfonso Rizzello (violino) e Gilberto Scordari (organo).
In programma una serie di brani appartenenti alla produzione di autori noti e meno conosciuti del Seicento, attivi nelle corti austriache ed italiane.
Apertura con la Toccata in fa maggiore per organo del tedesco Johann Caspar Kerll (1627-1693), allievo di Giovanni Valentini, maestro di cappella della corte viennese.
Fra i compositori più celebri della sua epoca, ebbe una notevole influenza sia su Haendel che su Bach, e fu anche apprezzato didatta in quanto ebbe fra i suoi studenti Agostino Steffani e, forse, Johann Pachelbel.
La successiva Sonata per violino e basso continuo, intitolato “La Cesta”, metteva in evidenza Giovanni Antonio Pandolfi Mealli (ca. 1630-ca.1670), la cui biografia presenta notevoli vuoti.
Di certo si sa che, nel 1660, era al servizio della corte degli Asburgo ad Innsbruck, dove vennero stampate due sue raccolte di sonate per violino e basso continuo (op. III e op. IV).
In seguito fu violinista della Cappella Senatoria di Messina, città che abbandonò per evitare di essere arrestato, dopo aver ucciso il cantante romano Giovannino Marquet, reo di averlo definito “impertinente secolare et eunuco” (alludendo al fatto che Pandolfi Mealli era un castrato che vestiva l’abito talare), e presumibilmente finì i suoi giorni a Madrid.
Sicuramente meno convulsa la vita di Girolamo Frescobaldi (1583-1643), celebre come compositore e clavicembalista, attivo alla corte di Ferrara, sua città natale, che sul finire del Cinquecento rappresentava un importante polo musicale.
Si spostò poi a Roma, dopo il passaggio della cittadina estense allo Stato della Chiesa, dove portò avanti gran parte della sua carriera, ad eccezione del periodo 1628-1634, quando fu chiamato a Firenze dalla famiglia Medici, divenendo il musicista all’epoca più pagato in assoluto.
Di Frescobaldi abbiamo ascoltato la Canzon Quarti Toni dopo il Post Comune e il Capriccio sopra la Girolmeta, entrambi appartenenti alla raccolta intitolata Fiori Musicali, pubblicata a Venezia nel 1635.
Altro compositore molto famoso ai suoi tempi fu il veronese Antonio Bertali (1605 – 1669), attivo alla corte di Vienna dal 1624 con vari incarichi, fra i quali quello di Maestro di Cappella in sostituzione del defunto Giovanni Valentini.
Bertali è oggi completamente dimenticato, anche perché molte delle sue opere sono andate perse o distrutte, ma quanto è giunto fino a noi risulta sufficiente per poter affermare il suo elevato valore, come si poteva apprezzare dalla Ciaccona e dalla Sonata n. 2, (quest’ultima posta a chiusura del concerto).
Era quindi la volta della Fantasia sopra Sol, La, Re per organo, di Johann Jakob Froberger (1616-1667), nativo di Stoccarda, che soggiornò a Roma in due diversi periodi, studiando prima con Frescobaldi e poi con il filosofo gesuita Athanasius Kircher.
Fece molti viaggi attraverso l’Europa e, dal 1653, fu alla corte di Vienna, che abbandonò nel 1658, dopo la morte dell’imperatore Ferdinando III, suo amico e protettore, avvenuta l’anno precedente.
Trascorse gli ultimi anni nel castello di Hericourt, oggi città francese, ma allora appartenente al ducato di Württemberg, ricoprendo il ruolo di maestro di musica di Sybilla, vedova del duca di Montbéliard.
Ultimi due autori considerati, Andrea Falconieri (ca. 1585-1656) e Giovanni Maria Trabaci (1575-1647).
Il primo, partenopeo, studiò forse con Jean de Macque a Napoli e poi con il liutista virtuoso Santino Garsi a Parma.
Girò varie corti italiane e straniere, per poi tornare nella città natale, dove terminò la sua prestigiosa carriera, stroncato dalla peste nel 1656.
Alla sua produzione erano rivolti La suave melodia y su corrente e La Monarca, tratti da “Il primo libro”, abbreviazione del lunghissimo titolo di una raccolta, pubblicata a Napoli nel 1650, contenente tutta una serie di forme e danze in auge all’epoca (canzona, sinfonia, fantasia, capriccio, brando, corrente, gagliarda, allemanda).
Relativamente a Giovanni Maria Trabaci, figura importantissima nell’ambito della storia della musica del Seicento, nacque a Montepeloso (oggi Irsina), in provincia di Matera, ma già nel 1594 era a Napoli in qualità di cantore della chiesa della SS. Annunziata e, qualche anno dopo, venne nominato organista titolare dell’oratorio dei padri Filippini, oggi compreso nel complesso monumentale dei Girolamini.
Allievo del franco-fiammingo Jean de Macque, che avrebbe poi sostituito nel 1614 nel ruolo di maestro della Reale Cappella (primo italiano a ricoprire tale incarico prestigioso), Trabaci fu, tra l’altro, autore di due raccolte di musica per strumenti a tastiera, pubblicate a Napoli, rispettivamente nel 1603 e nel 1615, che anticipavano alcuni dei tratti tipici dello stile di Frescobaldi.
Per quanto riguarda i due interpreti, il violinista Luca Alfonso Rizzello e l’organista Gilberto Scordari hanno evidenziato una estrema bravura come singoli solisti, ed un perfetto affiatamento, calamitando l’attenzione del numeroso pubblico, che ha applaudito i due protagonisti durante l’intero concerto, affascinato da sonorità abbastanza inusuali per i nostri giorni, proposte in un luogo particolarmente suggestivo quale la Cappella Real Monte Manso di Scala.
Non poteva mancare il bis, consistente nella “Suave melodia” di Falconieri, tornata a risuonare nella città che vide nascere e morire questo prestigioso compositore, degna conclusione di una serata di grande interesse storico-musicale.
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