Dopo il successo ottenuto nella Basilica del Carmine Maggiore, il Coro Mysterium Vocis, diretto dal maestro Rosario Totaro, ha replicato, nella chiesa della Missione di S. Vincenzo de’ Paoli, il concerto dal titolo “Stava à pié della croce”.
Numerosi i brani proposti, nell’ambito di un programma incentrato sul repertorio pasquale, che spaziava dal XVI secolo ai giorni nostri.
L’apertura è stata rivolta all’incipit del Miserere del veneziano Antonio Lotti (1667 ca. – 1740), seguito dalla lauda “Stava à pié della croce” di anonimo del XVI secolo, contenuta in una raccolta pubblicata da Francisco Soto de Langa (1534-1619), cantore, compositore ed editore spagnolo, che si spostò a Roma nel 1562, entrando a far parte del coro della Cappella Sistina.
Divenuto sacerdote nel 1575 aderì inizialmente alla congregazione di San Filippo Neri, suo grande amico, passando poi alla Confraternita della Resurrezione, che aveva sede vicino alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, dove portò avanti un’intensa attività musicale.
Era poi la volta dell’incipit dello Stabat Mater e di Peccantem me quotidie, tratti dalla produzione di Giovanni Salvatore (1611 ca. – 1688 ca.), nato a Castelvenere (Bn), che studiò a Napoli presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini, avendo come insegnanti Erasmo Bartoli e Giovanni Maria Sabino.
Ordinato sacerdote nel 1641 iniziò la sua carriera di organista svolta, in successione, nella Chiesa dei SS. Severino e Sossio, nella Basilica di San Lorenzo Maggiore e nella Basilica del Carmine.
In qualità di docente fu “Primo maestro” del conservatorio della Pietà de’ Turchini dal 1662 al 1673 e, tra il 1675 e il 1688, insegnò anche al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
Il successivo Veni Sancte Spiritus del londinese George Fenton (1950) ci portava alla musicalità dei nostri tempi, rappresentata anche dal bellissimo Pater Noster del napoletano Gaetano Panariello (1961) e dall’Ave Maria del lettone Rihards Dubra, mentre Crucem tuam del ceco František Picka (1873 – 1918) completava questo secondo gruppo.
Toccava quindi ad un ritorno nel Seicento, con la Salve Regina di padre Diogo Dias Melgás (1638-1700), autore la cui carriera si svolse interamente nella cittadina portoghese di Évora.
I tre pezzi successivi erano rivolti alla Scuola Musicale Napoletana, prima con il principale fondatore, Alessandro Scarlatti (1660-1725), palermitano trapiantato nella città partenopea, il cui mottetto Exsurge Domine risaliva però alla permanenza a Roma del compositore nel periodo 1707-1708, dove ricopriva il ruolo di Maestro di cappella della chiesa di Santa Maria Maggiore.
Di Niccolò Jommelli (1714 – 1774) era invece Qual giglio candido (da “Agonia di Cristo”), il cui testo, per molto tempo attribuito a Metastasio, in realtà di autore anonimo, accompagnava la quinta delle sette ultime parole di Cristo sulla croce.
Infine, il mottetto Sepulto Domino portava alla ribalta il sannita Nicola Sala (1713 – 1801), che frequentò il Conservatorio della Pietà de’ Turchini e fu allievo di Leo e Nicola Fago.
Ultimi due brani in programma, Quando corpus dell’olandese contemporaneo Huub de Lange (1955) e Resurrexit di Antonio Nola (1642 – dopo il 1701) autore napoletano minore, che collaborò con i Girolamini.
Veniamo quindi al protagonista della serata, il Coro Mysterium Vocis, nato nel 1992, che può essere considerato fra le eccellenze musicali napoletane, grazie alla passione ed alla capacità del suo direttore e fondatore Rosario Totaro.
Due sono sostanzialmente i percorsi lungo i quali si è costantemente mosso il maestro.
Il primo risulta legato alla continua ricerca di autori nuovi e brani poco noti, con una preferenza nei confronti di musicisti del Seicento e del Settecento di area napoletana, senza comunque perdere di vista la complessa realtà contemporanea.
Il secondo riguarda la costante selezione di cantanti bravi a sostenere parti solistiche, versatili e in grado di contribuire nel migliore dei modi all’insieme del complesso vocale.
Entrambi si sono dimostrati vincenti e hanno portato a risultati elevatissimi e apprezzabili ogni volta che abbiamo il piacere di ascoltare il Coro Mysterium Vocis.
In conclusione un concerto bello, vario e musicalmente molto interessante, che avrebbe sicuramente meritato una maggiore partecipazione di pubblico (pur se, a difesa degli appassionati, va rimarcato come in questi giorni, dopo il lungo letargo post-natalizio, l’offerta risulta quanto quantitativamente copiosa), terminato con un bis rivolto alla produzione sacra del napoletano Argenzio Jorio (1921-2001).
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