Clarinetto protagonista, giovedì 23 luglio, alle ore 20.30, per il terzo appuntamento, nella cornice dell’Area Archeologica di Fratte, della XVIII edizione dei “Concerti d’estate di Villa Guariglia in tour”, il festival organizzato dal Cta di Vietri sul Mare, nella persona di Antonia Willburger, in collaborazione con la Provincia di Salerno, il Comune di Salerno, l’Ept, la Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, il Comune di Cetara, il Comune di Praiano, la Coldiretti-Campagna Amica e l’Associazione Amici dei Concerti di Villa Guariglia, e il conservatorio “G. Martucci”.
Agli occhi di chi legge una partitura d’orchestra il clarinetto è solo il terzo dei “legni”, cioè degli strumenti a fiato di legno, partendo dall’alto dopo il flauto e l’oboe. Storicamente risulta quarto, poiché la sua invenzione segue quella del flauto, dell’oboe e del fagotto.
Ma al suo arrivo, agli inizi del Settecento, il clarinetto completò la sezione dei legni, aggiungendo un colore particolare alla tavolozza messa a disposizione dei compositori, riempiendo un vuoto che molti avevano avvertito per tanto tempo.
In scena ci saranno ben sei, componenti del Weird Clarinet Quartet, Roberto De Caro e Bruno Fierro al clarinetto in Si bemolle, Francesco Abate che si dividerà tra il piccolo in Mi bemolle e quello in Si Bemolle e Vincenzo Cuomo al clarinetto basso con solisti Giovanni Liguori e Gaetano Falzarano docente del conservatorio di Salerno.
Il programma principierà con una pagina di Percival dal titolo Strayhorn, dalla vivida e spontanea invenzione, prima di inaugurare la sequenza delle trascrizioni a cominciare dal celebre “Intermezzo” dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni con i diversi movimenti dei temi contrastanti, i modi arcaici evocativi delle melodie, i temperamenti offerti dallo scivolio cromatico, i colori chiari della natura, rispecchianti quelli della fatalità amorosa e gli oscuri pugni dei bassi che muovono il sangue, una pagina, questa, che si espande rinforzando, ondeggiando, come il vento e gli stessi sentimenti umani, che fluttuano per i loro ciechi labirinti.
Gaetano Falzarano in qualità di solista eseguirà il pezzo obbligato del diploma di clarinetto, il Concertino op.26, in Do min/MiBemolle maggiore composto da Carl Maria von Weber.
La produzione strumentale di Weber, distribuita su di un arco parallelo a quello operistico, costituisce quasi, di quest’ultimo, la punteggiatura.
L’animazione specifica dei colori, lo sbalzo fisiognomico di personaggi che si chiamano fagotto o viola e su tutti il clarinetto, attraggono il meglio delle energie weberiane.
In questa pagina il virtuosismo si fa sinonimo di progressiva esplorazione al limite, preparando il concetto di sfida trascendentale ai mezzi fisici, di cui si approprierà la fase più matura del romanticismo musicale.
La prima parte della serata verrà chiusa dalle “Metamorphosis” di Michele Milone, un brano in cui potremo apprezzare l’ecletticità del timbro di questo strumento.
Una delle gemme del songbook di George Gershwin aprirà la seconda parte della serata, “Somebody loves me” una interessantissima summa dell’ universo esecutivo ed improvvisativo del compositore, la cui opera fu una riflessione sulle contraddizioni di un’epoca in cui la cultura scritta cominciava a sentirsi assediata e accerchiata dalle culture orali di tutto il mondo.
Un deciso passo indietro si farà invece con “The arrival of the Queen of Sheba”, l’animata sinfonia del III atto dell’oratorio “Solomon”, dall’iridescente splendore, solidità e ampiezza, che supera largamente il colore, una trascrizione dall’originale in cui sono gli oboi a farla da padroni.
Ancora un evergreen stavolta di Irvin Berlin “Blue skies”, datata 1926 ma diventata celebre nelle due versioni strumentali di Count Basie e per stare in tema, di Benny Goodman, che la eseguì nello storico concerto del 1938 alla Carnegie Hall, in cui bianchi e neri suonarono insieme nel tempio della musica.
Finale affidato al Felix Mendelssohn Bartholdy innamorato del colore del clarinetto con i due Konzertstück n.1 op. 113 e n. 2 op. 114, per clarinetto, corno di bassetto e pianoforte, composti a Berlino nell’inverno del 1832-1833, dedicati a due amici per esecuzioni familiari, il virtuoso clarinettista Heinrich Baermann e suo figlio Karl che suonava il bassethorn, nell’orchestra dell’Opera reale di Monaco.
I due lavori sono articolati in tre movimenti che sfociano direttamente uno sull’altro e che mostrano, ancora una volta, il notevole influsso di Weber: ad un movimento iniziale assai impetuoso, fa seguito un lento spirituale, mentre il terzo tempo offre ampi squarci virtuosistici, tali da far brillare l’abilità esecutiva degli interpreti.
L’autografo dell’op.113, reca il titolo curioso “Die Schlacht bei Prag. Ein grosses Duett fur Damfnudel oder Rahmstrudel, clarinett und bassethorn” (la battaglia di Praga. Grande duetto per panino al sapore di strudel con panna, clarinetto e bassethorn).
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