Giunto alla XVI edizione, il ciclo Organi Storici della Campania, affidato alla direzione artistica del maestro Angelo Castaldo, fa parte delle iniziative collaterali della stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti.
Quest’anno, fra le sedi scelte per i concerti, ve ne sono alcune che, oltre ad ospitare strumenti di grande interesse, rappresentano luoghi di particolare valore artistico.
In tale ambito va annoverata la cappella del Pio Monte della Misericordia, prima tappa della breve rassegna, dove è collocato un Tommaso De Martino della metà del ‘700, organo di fabbricazione napoletana, posto in cantoria proprio di fronte al celeberrimo capolavoro del Caravaggio intitolato “Le Sette Opere della Misericordia”, in un edificio che, nel suo piccolo spazio ottogonale raccoglie anche dipinti di Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Fabrizio Santafede, Giovan Vincenzo D’Onofrio detto il Forlì e Giovan Bernardo Azzolino.
In questa splendida cornice, il duo formato dal soprano Cristina Grifone e dall’organista Angelo Trancone ha proposto una serie di brani per sola tastiera, alternati a pezzi per voce ed organo, tratti da un repertorio che copriva un arco di tempo compreso fra la seconda metà del Cinquecento e la seconda metà del Settecento.
Riguardo ai brani organistici, in apertura abbiamo ascoltato il Ballo dell’intorcia di Antonio Valente (1520 – 1601), tratto dalla raccolta Intavolatura de cimbalo, pubblicata a Napoli nel 1576, seguito da La novella canzona del lombardo Andrea Cima (ca. 1580 – dopo il 1627).
Il sannita Giovanni Salvatore (1611– 1688), che a Napoli ricoprì una serie di prestigiosi incarichi artistici, era rappresentato da una Toccata, Corrente n. 1 e Corrente n. 2, mentre la panoramica sui brani per tastiera di autori di scuola partenopea comprendeva anche una Fuga di Ignazio Fiorillo (1715 – 1787), noto soprattutto come operista.
Gli ultimi due musicisti considerati in questa breve carrellata, Baldassare Galuppi (1706-1785) e Bernardo Pasquini (1637-1710) furono delle figure di spicco, rispettivamente a Venezia e a Roma, anche come virtuosi del clavicembalo e dell’organo.
La parte rivolta alle composizioni per soprano e organo era invece costituita da una serie di arie, appartenenti alla produzione di Gaetano Veneziano (1665 – 1716), Alessandro Scarlatti (1660-1725), Francesco Mancini (1672-1737) e Francesco Provenzale (1624-1704), autori che furono fra i primi a contribuire alla diffusione e all’affermazione dell’opera napoletana in tutta Europa.
Di Veneziano sono stati proposti “Mia colomba intemerata” e “Senz’ombra concetta”, dall’oratorio “La Santissima Trinità” (1693), nella revisione di Antonio Florio, mentre di Alessandro Scarlatti abbiamo ascoltato “Vò goder senza contrasto”, dalla cantata “Marc’Antonio e Cleopatra” e “Amare et non videre”, dal mottetto sacro “Rorate Coeli”.
Mancini era presente con “Sempre è bella un bel volto c’ alletta” (dalla cantata “Un amante ama due belle”) e “Che speri o mio core”, appartenente all’opera “Schiavo di sua moglie”, nella revisione di Antonio Florio, apparteneva a Provenzale.
Veniamo ora ai due interpreti, partendo dal soprano Cristina Grifone, artista specializzata nel repertorio barocco, dotata di una splendida ed intensa voce, che ha evidenziato un perfetto affiatamento con Angelo Trancone.
Quest’ultimo, impegnato a seconda dei casi come solista o in qualità di accompagnatore, ha ricoperto entrambi i ruoli in modo molto brillante, mostrando grande versatilità ed elevata bravura.
In complesso un ottimo concerto inaugurale, salutato da una confortante presenza di pubblico e contraddistinto da un programma raffinato e piacevole, esaltato da due artisti già ricchi di esperienza nonostante la loro giovane età.
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