Il terzo concerto del ciclo “Quattro chitarre tra Napoli e Spagna”, evento organizzato dall’Associazione Alessandro Scarlatti in collaborazione con l’Istituto Cervantes di Napoli, ha ospitato Edoardo Catemario.
Il chitarrista napoletano di fama internazionale si è confrontato con un programma interamente rivolto ad autori iberici, iniziando con l’aragonese Gaspar Sanz (1640-1710), compositore fra i più prestigiosi della letteratura chitarristica di tutti i tempi che, fra il 1674 ed il 1697 scrisse tre raccolte dedicate allo strumento, dalle quali (in particolare dalle prime due), erano tratti i diversi movimenti che costituivano la Suite Española.
Dalla fine del Seicento agli albori del Novecento con Homenaje (Pour le tombeau de Debussy) e con la Danza del molinero, entrambi appartenenti alla produzione di Manuel de Falla (1876 – 1946).
Nel primo caso il brano, unica incursione di de Falla in ambito chitarristico, venne creato a seguito di una commissione della rivista parigina “La Revue Musical”, che raccolse i contributi di vari autori in ricordo di Debussy, morto nel 1918, pubblicandoli su un numero speciale stampato due anni dopo.
La Danza del molinero (Danza del mugnaio) era invece un arrangiamento per chitarra dell’omonimo pezzo contenuto nelle musiche per il balletto “El sombreros de tres picos”, commissionato da Sergej Diaghilev, che esordì a Londra nel 1919, con la coreografia di Léonide Massine e la scenografia di Pablo Picasso.
Il successivo Fandanguillo y Sevillana, abbinava due fra le rare incursione in ambito chitarristico di Joaquín Turina (1882-1949), mentre di Francisco Tárrega (1852 – 1909) abbiamo ascoltato una serie di brani culminata con Recuerdos de la Alhambra, datato 1896, celebre per il tremolio che caratterizza l’intero brano, imponendo notevoli difficoltà all’esecutore.
Il recital si è chiuso con tre brani di Isaac Albéniz (1860 – 1909), insieme a Granados uno dei principali esponenti della scuola nazionale spagnola, che compose principalmente per il pianoforte, ma molti dei suoi pezzi raggiunsero la notorietà grazie alle trascrizioni per chitarra, come nel caso di Asturias (inserito postumo nella Suite Española), portato al successo da Andrés Segovia.
Per quanto riguarda l’interprete, Edoardo Catemario ha fornito un saggio della sua immensa bravura, che si traduce in sonorità, decisamente uniche, frutto di un connubio fra l’abilità di un grandissimo talento e l’uso di uno strumento eccezionale proveniente dalla bottega del liutaio catalano Francisco Simplicio (1874-1932).
Non è quindi un caso se, ogni volta che ritorna nella città natale, l’artista riesce sempre ad attirare un folto pubblico, costituito sia da amici, sia da estimatori.
Impossibile non dedicare loro almeno un bis, e il grande chitarrista ne ha eseguiti ben due, l’Allemanda dalla Suite in mi minore BWV 996 di Bach e lo scoppiettante El Colibri dell’argentino Julio Salvador Sagreras, a coronamento di un recital di straordinario spessore.
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