Dopo l’ottimo esordio dello scorso novembre, l’ Orchestra Giovanile “Napolinova”, diretta da Mariano Patti, è tornata ad esibirsi nella chiesa di San Diego all’Ospedaletto.
La compagine, affiancata per l’occasione dal maestro Felice Cusano e da sua figlia Ilaria, entrambi violinisti, si è confrontata con un ampio ed interessante programma, iniziato con due pagine mozartiane, il Divertimento per archi in fa maggiore K. 138 e l’Adagio in mi maggiore K. 261 per violino e orchestra.
Nel primo caso siamo di fronte ad un pezzo giovanile, risalente al 1772, scritto a Salisburgo, che risente dello stile italiano con il quale l’autore era venuto in contatto, a seguito dei viaggi intrapresi in precedenza nel nostro paese.
Nel secondo, siamo invece di fronte ad un pezzo concepito nel 1776, per Antonio Brunetti, violinista attivo alla corte di Salisburgo, forse per sostituire l’Adagio del Concerto in la minore K. 219, che il musicista italiano considerava troppo complesso e difficoltoso.
Come nel primo appuntamento, anche stavolta c’è stata una breve incursione nella musica contemporanea, grazie ad un trittico del campano Aldo Cusano (presente al concerto), formato da Vecchia canzone (dalla fiaba musicale “Il marciapiede mobile”), Haiku XII (da “45 Haiku”) e Ave Maria, tutte composizioni molto moderate e quindi piacevoli all’ascolto.
I successivi Cinque pezzi per due violini e archi erano frutto di un arrangiamento dell’armeno Levon Atomvyan di alcune musiche di Dmitrij Shostakovich, tratte dal film “The Gadfly” (Il tafano, 1956), dall’allestimento de “La commedia umana” di Balzac (1933-34) e dal balletto “The limpid stream” (Il rivo limpido, 1935).
Dopo un breve intervallo, la seconda parte è stata interamente dedicata alla Serenata per archi in do maggiore, op. 48 di Piotr Ilic Ciaikovskij, ideata nel 1880 avendo come riferimento gli omonimi brani settecenteschi, in particolare mozartiani, afferenti a tale genere.
Composta durante un periodo psicologicamente travagliato del compositore russo, iniziato tre anni prima con il fallimento del suo matrimonio (di comodo) con l’ex allieva Antonina Miljukova, la Serenata esordì a san Pietroburgo nel 1881, nell’ambito della stagione della Società Russa di Musica, riscuotendo un grandissimo successo.
Uno sguardo ora agli esecutori, partendo dai due solisti, per sottolineare innanzitutto l’eccezionale bravura di Felice Cusano, erede di una tradizione violinistica, ormai in via di estinzione, tesa ad abbinare virtuosismo e sensibilità, al punto che, nelle mani di interpreti di elevata caratura, lo strumento acquisisce voce e anima proprie.
Una peculiarità trasmessa anche alla figlia Ilaria, diplomatasi sotto la sua guida, che ha evidenziato elevatissime capacità ed un ottimo affiatamento con il padre.
Per quanto riguarda l’Orchestra Giovanile “Napolinova”, la compagine ha confermato quanto di buono aveva evidenziato al suo esordio, grazie alla presenza di musicisti singolarmente molto validi, con alle spalle già numerose esperienze, che stanno crescendo anche nell’affiatamento reciproco.
Una caratteristica emersa durante tutto il concerto, che ha raggiunto l’apice nella Serenata di Ciaikovskij, pezzo notissimo del quale è possibile reperire numerose incisioni discografiche ma che, date le difficoltà insite nella partitura, raramente si ascolta dal vivo.
Grande merito, nel coordinare e ben orientare un gruppo di sicuri talenti, va ascritta al maestro Mariano Patti, che ha assunto con entusiasmo il ruolo di direttore dell’Orchestra Giovanile “Napolinova”, fornendo esperienza e professionalità rivelatesi fondamentali se pensiamo, ad esempio, alle meravigliose atmosfere russe che si respiravano nel sunnominato brano di Ciaikovskij.
Spettatori numerosi e molto composti, fra i quali vi era il sindaco Luigi De Magistris, che è intervenuto con un brevissimo discorso (e ha pagato il biglietto), oltre a diversi docenti di conservatorio e musicisti (il che risulta abbastanza una rarità), a testimonianza della bontà dell’iniziativa, fortemente voluta da Alfredo De Pascale, direttore artistico dell’Associazione Napolinova.
L’augurio finale è che, dopo questi primi due concerti, si possano trovare quei finanziamenti, ancora totalmente assenti (finora il vero e unico sponsor è il pubblico pagante), tali da poter dare al progetto la necessaria continuità, contribuendo in tal modo a salvaguardare un patrimonio umano ed artistico, che si è già distinto per il suo altissimo valore.
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