Nato a Bátaszék nel 1894, il compositore ungherese Eugene Zádor studiò al Conservatorio di Vienna con Richard Heuberger.
In seguito si recò a Lipsia per perfezionarsi con Max Reger e completò il suo iter con Fritz Volbach a Münster, per poi tornare a Vienna in qualità di docente del locale conservatorio.
Dal 1928 lasciò ogni incarico ufficiale, per dedicarsi esclusivamente alla composizione e nel 1939, a seguito degli eventi bellici, abbandonò l’Ungheria alla volta di Los Angeles, dove finì i suoi giorni nel 1977.
Appena giunto negli USA divenne stretto collaboratore del connazionale Miklós Rózsa, autore quest’ultimo di colonne sonore di celeberrimi colossal come “Ben Hur” e “Il Re dei Re”.
Il sodalizio fra i due durò dal 1941 al 1963, periodo durante il quale Zádor compose un gran numero di musiche da film, il più delle volte non comparendo come autore.
Musicista molto prolifico, abbracciò diversi generi, evidenziando uno stile che, pur tenendo presente sia le tradizioni legate alle sue origini ungheresi, sia quelle europee in senso lato, fu sicuramente influenzato dalla musica statunitense, rimanendo comunque fortemente ancorato alla tonalità.
Le sue composizioni, caratterizzate da un sapiente utilizzo dei colori orchestrali, vennero molto apprezzate dai grandi direttori del passato, che non solo eseguirono spesso i suoi pezzi, ma gliene commissionarono anche di nuovi.
La Naxos (distribuita in Italia da Ducale Music), ha recentemente dedicato a Eugene Zádor un cd che raccoglie alcune sue composizioni per orchestra.
Il disco si apre con l’ Aria e Allegro per archi e ottoni (1967), esempio di sintesi fra Novecento europeo ed americano, e prosegue con Cinque contrasti per orchestra, che ebbe la prima a Philadelphia nel 1965, sotto la direzione di un altro ungherese, Eugene Ormandy.
Terzo brano in programma, la piacevole Sinfonia dei ragazzi, scritta nel 1941 e poi revisionata nel 1960, con dedica ai suoi figli, seguito dal Capriccio Ungherese, datato 1935, pezzo che gli diede una discreta notorietà in ambito europeo.
La conclusione è affidata alla Csárdás Rhapsody, risalente al 1940, e quindi piena di nostalgia per la patria dalla quale era stato costretto a fuggire.
In complesso siamo di fronte a pezzi caratterizzati da una ricchezza sonora, che cattura immediatamente l’ascoltatore, ben evidenziata dall’Orchestra Sinfonica di Budapest MÁV, diretta da Mariusz Smolij, compagine affiatata e compatta in tutte le sezioni, che dà grande lustro alle musiche di un autore mertitevole di ulteriori approfondimenti.
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Eugene Zádor è senz’altro un autore da approfondire, come d’altra parte molti compositori dell’area Est europea. Grazie per la recensione. Buona giornata, Alessandro
E da approfondire anche molto, perché è stato una sorta di braccio destro nientemeno che di Miklos Rozsa, ritenuto il più grande compositore di musica da film sinfonica, con opere caratterizzate da alta drammaturgia. Zador è stato l’orchestratore di quasi tutte le sue colonne sonore. Ricordiamo che Rozsa, tra l’altro, è l’autore di Quo Vadis, Giulio Cesare, Ben Hur, Re dei Re, El Cid e tanti altri (Aldo Di Dio)