Al Centro Culturale Domus Ars il dramma di Carlo Gesualdo rivive nelle memorie di un’antenata

Foto Max Cerrito

Foto Max Cerrito

Nella chiesa napoletana di San Francesco delle Monache, da qualche anno sede dell’Associazione Culturale Domus Ars, sono presenti due monumenti funebri, uno dei quali è dedicato a Giovannella Gesualdo, antenata del grande compositore Carlo Gesualdo, principe di Venosa, passato alla storia soprattutto come autore dell’omicidio della moglie Maria d’Avalos e dell’amante Fabrizio Carafa, colti in flagrante adulterio.
Partendo da questo spunto intrigante, il maestro Enzo Amato, chitarrista, compositore, nonché fondatore e presidente dell’Associazione Domenico Scarlatti (istituzione nata con lo scopo di diffondere la grande musica e la cultura della Scuola Musicale Napoletana del Settecento), ha allestito lo spettacolo “Giovannella Gesualdo. Madrigale per un Principe assassino”, proposto nell’ambito di una più ampia manifestazione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli ed inclusa nel Forum Internazionale delle Culture, dal titolo “Palazzi degli spiriti, fantasmi a Napoli”.
In un ambiente rischiarato quasi esclusivamente dalle candele disseminate sul palcoscenico, abbiamo assistito ad un connubio fra musica, danza e teatro.
Così, l’attrice Anna Troise, posta nelle vicinanze del monumento funebre e nascosta da un velo molto spesso, dava voce a Giovannella, raccontando la sua storia e quella della discendenza, fino all’efferato duplice delitto compiuto da Carlo Gesualdo, mentre la danzatrice Carolina Aterrano, nei panni del fantasma seguiva con i movimenti del viso e della bocca quelle parole, trasformandole anche in elementi coreografici.
Il tutto era accompagnato da una colonna sonora formata dall’alternarsi di registrazioni incentrate su canti gregoriani eseguiti da un coro femminile, su musiche di Gesualdo e su un motivo tratto dal film di Herzog “Gesualdo, morte per cinque voci”, dove emergeva la voce di Milva, e pezzi originali di Enzo Amato, interpretati dal vivo dall’autore (alla chitarra), che si avvaleva talora dell’apporto del percussionista Rosario Scotti di Carlo.
Chiusura affidata ad una travolgente tarantella, definita “catartica” dal maestro Amato, posta all’apice della progressiva ed incalzante drammaticità che caratterizzava l’intero lavoro.
Uno sguardo ora agli interpreti, cominciando dalle bravissime Anna Troise e Carolina Aterrano, con la prima che ha prestato la sua voce espressiva e ricca di sfumature a Giovannella, e la seconda che ha sottolineato in modo esemplare, con la grazia e l’intensità dei suoi movimenti, le differenti vicende descritte.
Non sono stati da meno i due musicisti, Enzo Amato e Rosario Scotti di Carlo, i cui interventi erano in perfetta sintonia con l’esibizione della danzatrice e, un’ultima citazione merita anche Bruno De Luca, autore delle scenografie.
Pubblico entusiasta, che ha lungamente applaudito gli artisti e c’è chi giura di aver percepito presenze “altre” durante la rappresentazione per cui, se tutto è andato nel migliore dei modi, vuol dire che anche gli eventuali fantasmi, forse di Giovannella o di Maria (oppure di entrambe) hanno gradito lo spettacolo.

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