Il recente appuntamento con i “Vespri d’organo”, rassegna organizzata dall’Associazione Trabaci, la cui direzione artistica è affidata a Mauro Castaldo, ha ospitato Angelo Castaldo, organista e maestro di cappella della Basilica napoletana di S. Chiara.
Il concerto ha avuto inizio con il Preludio in sol minore BuxWV 149 ed il Preludio al corale “Ein feste Burg ist unser Gott” BuxWV 184, entrambi di Dietrich Buxtehude (1637–1707), danese di nascita che si stabilì in Germania quando aveva superato i trent’anni, affermandosi come compositore e interprete.
Lo stesso Johann Sebastian Bach (1585-1750) quando era ad Arnstadt, percorse a piedi i 400 chilometri che lo separavano da Lubecca per andare ad ascoltare Buxtehude, all’epoca organista titolare della Marienkirche.
Non si sa se i due si siano mai incontrati, ma è certo che l’influenza dell’autore danese sul giovane Bach fu notevole e il Preludio e Fuga in re maggiore BWV 532, terza composizione proposta durante il recital, ne è un esempio tangibile.
La successiva Sonata IV in si bemolle maggiore, op. 65 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809–1847) apparteneva ad una raccolta, frutto di una commissione ricevuta dalla casa editrice inglese Coventry & Hollier.
Pubblicata nel 1845, era formata da sei sonate, che si ispiravano a Bach, compositore che Mendelssohn riportò alla ribalta dopo un inspiegabile oblio durato quasi un secolo.
Dalla scuola tedesca a quella francese, con Romance sans paroles, da Douze pièces nouvelles pour grand-orgue op. 7 di Joseph Bonnet (1884–1944), che è ricordato anche per le sue numerose tournées in tutto il mondo.
Non a caso, morì in Canada, dove si era stabilito allo scoppio della seconda guerra mondiale, svolgendo il ruolo di docente al conservatorio di Montreal.
Suo maestro fu Alexandre Guilmant (1837–1911), per quasi trent’anni organista della chiesa parigina della Santa Trinità, autore di Marche funèbre et Chant Sèraphique op. 17 (1868), tratto dal terzo dei diciotto volumi che compongono la raccolta Pièces dans différents styles pour orgue.
Il concerto si è concluso con la Toccata, scritta nel 1917 da Hendrik Andriessen (1892–1981) uno dei più prestigiosi compositori e organisti olandesi del Novecento.
Per quanto riguarda l’interprete, Angelo Castaldo ha evidenziato una estrema bravura abbinata ad una padronanza assoluta del repertorio eseguito, concependo un programma che sfruttava appieno le enormi potenzialità dell’organo Mascioni della chiesa dell’Immacolata al Vomero, strumento fra i migliori presenti a Napoli.
A proposito di quest’ultimo, va sottolineato che il suo acquisto fu fortemente voluto, nel 1984, dall’attuale parroco, il francescano padre Leonardo Mollica, grande sostenitore della musica organistica.
In conclusione una serata di bellissima musica, degno completamento della prima parte di una rassegna, giunta all’ottava edizione, caratterizzata anche quest’anno da un costante connubio fra brani proposti e interpreti di grande spessore, per cui l’unico grande rammarico rimane quello di constatare come gli spettatori siano ancora troppo pochi se rapportati al valore dell’iniziativa.
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