Il recente appuntamento con “I Concerti dell’Accademia”, rassegna che si svolge nella chiesa napoletana di San Gennaro all’Olmo, ha ospitato la clavicembalista Enza Caiazzo confrontatasi con un programma dedicato principalmente al compositore Jean-Philippe Rameau (1683-1764), del quale cadono i 250 anni dalla morte.
Autori fra i più prestigiosi del barocco francese, nella prima parte della sua carriera rivolse le sue attenzioni prevalentemente alla composizione di brani per clavicembalo.
Una volta giunto alle soglie dei 50 anni, si dedicò esclusivamente alla creazione di opere che ebbero un grande successo, diventando l’erede di Lully e offuscandone in gran parte la fama.
Proprio come rappresentante della scuola lirica francese, fu parte in causa della celebre “Querelle des Bouffons”, scoppiata all’indomani della rappresentazione parigina della “Serva Padrona” di Pergolesi.
Si trattò di una polemica, combattuta a colpi di articoli, e durata un paio di anni, fra i fautori dell’opera francese, Rameau in primis, e quelli dell’opera buffa italiana, quest’ultima apertamente sostenuta da Rousseau e dagli Enciclopedisti.
Rameau scrisse, inoltre, una serie di trattati di teoria musicale, molto apprezzati anche nei decenni successivi.
Ritornando alla musica per clavicembalo solo, la produzione di Rameau è sostanzialmente compresa in tre raccolte: Premier Livre de pièces de clavecin (1706), Pièces de clavecin avec une méthode pour la mécanique des doigts (1724) e Nouvelles Suites de pièces de clavecin avec des remarques sur les différents genre de musique (1728).
Dalla prima Enza Caiazzo ha tratto alcune danze della prima suite, mentre dalla seconda e dalla terza una serie di brani, anch’essi raccolti in suite, di genere descrittivo, come Le rappel des oiseaux, imitazione dei versi degli uccelli o Les Cyclopes, dove riecheggiavano i colpi di martello dei giganti, tesi a forgiare i fulmini di Giove nella fucina di Efesto, o ancora Les Sauvages, che prendeva spunto da un’esibizione danzante di alcuni capi indiani provenienti dall’Illinois, in visita a Parigi, alla quale Rameau aveva assistito.
Alternati a questi pezzi, abbiamo ascoltato altri capolavori appartenenti ad autori quali Couperin (Les barricades mistérieuses), Bach (Preludio e fuga n. 1 in do maggiore, dal Clavicembalo ben temperato), Haendel (Aria con variazioni, dalla Suite n. 5 in mi maggiore) e Domenico Scarlatti (Sonata K 239 in fa minore).
Chiusura con La Dauphine (1847), ultimo brano per clavicembalo di Rameau, non compreso in nessuna raccolta, che il musicista dedicò a Maria Giuseppina di Sassonia, “delfina” in quanto sposa di Luigi Ferdinando di Borbone, unico figlio maschio di Luigi XV e quindi erede al trono di Francia.
Nel complesso il concerto di Enza Caiazzo ha avuto diversi pregi, primo fra tutti quello di aver portato all’attenzione una serie di composizioni, che troppo spesso sono eseguite al pianoforte, per cui vanno incontro a inevitabili snaturazioni.
A ciò va aggiunta la sua bravura di interprete di altissimo livello, capace di fornire ad ogni brano le giuste sfumature, grazie ad un tocco preciso e raffinato e ad un suono quanto mai nitido.
Non ci resta che sottolineare ancora una volta la validità di una rassegna come “I Concerti dell’Accademia”, capace di abbinare brani di raro ascolto ad esecutori di grande spessore.
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