Il soprano Gudrun Kohlruss e il pianista Andreas Kersten sono stati i recenti ospiti dei “Concerti in Villa Floridiana”, rassegna che si svolge nell’Auditorium del Museo Duca di Martina, organizzata dall’Associazione Musicale Golfo Mistico in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il P. S. A. E. e per il Polo Museale della città di Napoli.
Il duo si è confrontato con un repertorio che partiva dal lied per giungere all’operetta, iniziando con tre brani di Franz Schubert (1797-1828), Die Forelle (La Trota), Frühlingsglaube (Fede primaverile) e Der Musensohn (Il figlio delle Muse).
Il primo, il cui testo appartiene a Christian Schubart, risale al 1817 ed è sicuramente il più famoso, in quanto il motivo venne riutilizzato dall’autore tedesco due anni dopo nel Quintetto in la maggiore per pianoforte ed archi (che per questo è ancora oggi noto come “La Trota”).
Il successivo Rheinlegendchen (Piccola leggenda del Reno), era tratto dal “Corno magico del Fanciullo” di Gustav Mahler (1860-1911), che aveva attinto all’omonima raccolta di poesie popolari curata da Achim von Arnim e Clemens Brentano.
E’ stata poi la volta di tre lieder di Richard Strauss (1864-1949), Zueignung (Dedica) e Allerseelen (Il giorno dei morti), dagli Otto poemi, op. 10 (1885), ispirati a Letzte Blätter (Ultime Pagine) di Hermann von Gilm zu Rosenegg, e Cäcilie (Cecilia), appartenente invece ai 4 lieder, op. 27 (1894) il cui testo è di Heinrich Hart.
Nell’ambito della numerosa produzione rossiniana abbiamo ascoltato tre delle dodici canzoni che compongono le Soirées musicales (1830-35), La promessa, L’invito e la celeberrima tarantella intitolata La danza, la prima su lirica di Metastasio, le altre due opera del conte Carlo Pepoli (autore anche del libretto de “I Puritani” di Bellini), esule mazziniano a Parigi, in seguito senatore del regno d’Italia nonché sindaco di Bologna.
La finestra sull’operetta si è aperta con Heia in den Bergen ist mein Heimatland, da “La principessa della Czarda” dell’ungherese Emmerich Kálmán (1882–1953) su libretto di Leo Stein e Béla Jenbach, che esordì allo Johann Strauß-Theater di Vienna nel 1915.
Di un altro ungherese, Franz Lehár, sono stati proposti Vilja Lied e Meine Lippen, sie küssen so heiß, rispettivamente da “La vedova allegra” (1905) e Giuditta (1934), mentre per il gran finale la scelta è caduta su Johann Strauss jr. (1825 – 1899), con Mein Herr Marquis e Im Feuerstrom der Reben, da “Il pipistrello”, notissima operetta del musicista austriaco, che esordì a Vienna il giorno di Pasqua del 1874.
Un breve sguardo sui due protagonisti, che hanno dimostrato un ottimo affiatamento, con il pianista Andreas Kersten molto bravo ad accompagnare un soprano discreto e versatile quale Gudrun Kohlruss, apparsa a suo agio soprattutto nei brani legati all’operetta, dove ha potuto evidenziare anche una buona presenza scenica.
Pubblico abbastanza numeroso e visibilmente soddisfatto, che ha mostrato di apprezzare molto le evoluzioni della cantante, ed ha chiesto ed ottenuto ben due bis costituiti da una nuova incursione nel repertorio straussiano, seguita da I Could Have Danced All Night (Vorrei danzar con te), una delle canzoni di maggior successo della commedia musicale “My Fair Lady”, con la quale si è conclusa una piacevole mattinata musicale.
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