La stagione del Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini propone un vertiginoso tuffo nel Quattrocento con l’ensemble laReverdie

lareverdieCaterina de’ Vigri nacque a Bologna nel 1413 in una famiglia aristocratica.
Il padre era ambasciatore presso la corte di Ferrara, dove anche lei, all’età di 11 anni, entrò come damigella al servizio di Margherita d’Este, il che gli permise di completare nel migliore dei modi gli studi di arte e letteratura, in uno degli ambienti culturali di maggior prestigio dell’epoca.
A diciannove anni, dopo un lungo percorso religioso, decise di seguire, insieme ad altre ragazze provenienti da famiglie benestanti, la regola di Santa Chiara, entrando nel convento delle clarisse di Ferrara.
Quando si decise di aprire una comunità a Bologna, Caterina fu chiamata a ricoprire il ruolo di madre badessa nel monastero del Corpus Domini dove morì nel 1463.
Canonizzata nel 1712 da Clemente VII è conosciuta anche come Santa Caterina da Bologna, patrona degli artisti.
Relativamente alla sua attività letteraria, Santa Caterina ci ha lasciato numerosi scritti di argomento religioso, il primo dei quali, la cui datazione risulta compresa fra il 1434 ed il 1437, è intitolato I Dodici Giardini e rappresenta un progressivo percorso di purificazione, suddiviso in tre giornate, il cui scopo è quello di far raggiungere all’anima l’unione sponsale con Cristo.
Utilizzando tale testo, e abbinandolo a brani d’epoca, ritrovati in documenti monastici di origini padano-venete, conservati prevalentemente nelle biblioteche dell’Italia Centro-Settentrionale, l’ensemble laReverdie ha ricostruito un percorso di musica e letteratura sacra, recentemente proposto nell’ambito della stagione del Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini.
La compagine, costituita nell’occasione da Claudia Caffagni (voce e liuto), Livia Caffagni (voce, flauti e viella), Elisabetta de Mircovich (voce, ribeca e viella) Cristina Calzolari (voce, organo portativo e claviciterio), Sara Mancuso (arpa, claviciterio e organo portativo), ha dato vita ad un concerto dalle fortissime suggestioni, grazie alla bravura delle singole componenti, abili sia nel cantare, sia nel suonare strumenti dei quali si è persa quasi memoria quali la ribeca, il claviciterio e l’organo portativo, il tutto all’insegna di una grande raffinatezza e di un affiatamento praticamente perfetto.
Quasi scontato, forse, sottolineare come un concerto del genere meritava un numero di spettatori nettamente superiore, ma siamo sempre più convinti che il pubblico della classica sia ormai piuttosto limitato.
E non ci riferiamo ad un discorso di presenze bensì ad una mentalità abbastanza ristretta (quasi ottusa, oseremmo dire), che non va al di là dei soliti noti e grandissimi compositori, appartenenti ad un periodo che oscilla fra il Settecento e gli albori del Novecento, rifiutando qualsiasi novità ed approfondimento, siano essi legati alla musica contemporanea o a quella che precede il periodo barocco.
Ad ogni modo, al termine del concerto, l’entusiasmo è stato grande, con pressanti richieste di bis, alle quali l’ensemble ha risposto eseguendo prima un brano di Johannes Ciconia, autore fiammingo attivo fra la fine del Trecento e gli albori del Quattrocento, poi un pezzo di Roberto Padoin, scritto appositamente per l’ensemble, degna chiusura di un evento di altissimo livello.

Questa voce è stata pubblicata in Recensioni concerti e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.