Nell’accogliente sede dell’Associazione culturale “Il Clubino”, situata nel cuore del quartiere napoletano del Vomero, ha fatto il suo esordio “Duets …in the movies”, spettacolo ideato da Susanna Canessa.
Si tratta del capitolo più recente, legato ad un progetto che la nota musicista e folksinger sta portando avanti da diverso tempo, avvalendosi della preziosa collaborazione della cantante Monica Doglione, e di un organico strumentale variabile, spesso affidato alle percussioni del giovane Luca Guida.
In programma, come indicava il titolo, brani tratti da alcune colonne sonore originali, alternati a pezzi concepiti per altri contesti e adattati solo in un secondo momento all’ambito cinematografico, ai quali facevano da sfondo, alle spalle dei musicisti, immagini collegate ai diversi motivi proposti.
Apertura con Diamonds and Rust, motivo che Joan Baez dedicò a Bob Dylan nel 1975, in ricordo della loro turbolenta relazione.
Dylan lo utilizzò nel suo docufilm autobiografico “Renaldo and Clara” (1978), ispirato al francese Les enfants du Paradis del francese Marcel Carné.
Il successivo “The Rose” (1979), di Amanda McBroon, apparteneva all’omonimo film di Mark Ridell, dedicato alla vita ed alla tragica fine della rockstar Janis Joplin, mentre dalla tradizione folcloristica messicana proveniva La Llorona, una triste leggenda diffusa in tutto il continente americano, utilizzata da Julie Tymor nel film “Frida” (2002), dedicato all’intensa biografia della pittrice Frida Kahlo.
Era poi la volta di un trittico di celeberrimi motivi, No llores for me Argentina, Somewhere over the Rainbow e Here’s to you.
Il primo proveniva dal musical “Evita” di Andrew Lloyd Webber, su testi di Tim Rice, adattato da Alan Parker per il grande schermo nel 1996 e portato al successo da Madonna, che ricopriva il ruolo di Eva Perón, mentre il secondo, scritto da Arlen e Harburg nel 1939 per “Il mago di Oz” di Victor Fleming, era cantato da Judy Garland.
Infine, Here’s to you, che Joan Baez ha contribuito a diffondere, composta nel 1971 da Ennio Morricone per “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo, film che rievocava le figure dei due anarchici italiani, emigrati negli USA, dove furono condannati a morte per un delitto mai commesso.
A seguire abbiamo avuto una breve digressione, con la canzone di protesta contro la guerra Day after Tomorrow, del cantautore statunitense Tom Waits, che Susanna Canessa propone solitamente in un altro suo spettacolo di successo intitolato “Stop the War”.
Ritorno al cinema con altri due brani, prestati ad altrettante colonne sonore, Make you feel my love di Bob Dylan, dall’album Time Out of Mind (1997), che Forest Whitaker ha inserito fra i motivi di “Hope Floats” (in Italia “Ricominciare a vivere”), affidandolo al cantante Garth Brooks, e Todo Cambia del cileno Julio Numhauser, fra i cavalli di battaglia di Mercedes Sosa, contenuto in “Habemus Papam” di Nanni Moretti.
Un dittico al di fuori del tema della serata con It’s so easy (to Fall in Love) di Buddy Holly, ripreso poi da Linda Ronstadt, e God is God di Steve Earle, ha preceduto il gran finale che, per tradizione, Susanna Canessa dedica al brano Gracias a la vida, testamento spirituale della poetessa e cantante cilena Violeta Parra, che rientrava anche nella tematica del concerto in quanto presente nella colonna sonora de “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek.
Per quanto riguarda gli interpreti, Susanna Canessa e Monica Doglione sono ormai giunte ad un affiatamento straordinario, frutto di elevata bravura e lunghissima frequentazione, abbinate ad una voglia di approfondire continuamente i vari generi legati alla musica tradizionale ed alla canzone d’autore, che le ha portate alla padronanza di un vastissimo repertorio, grazie al quale sono in grado di concepire proposte di grande interesse ed intensità.
Relativamente a Luca Guida, il percussionista risulta inserito perfettamente nel meccanismo ed in forte sintonia con il duo, per cui il suo apporto rappresenta un valore aggiunto per la ottima riuscita dello spettacolo.
Pubblico attento e partecipe, che ha gradito moltissimo il concerto, chiedendo a gran voce il bis, ed è stato accontentato, prima con un medley rivolto alla produzione di Bob Dylan, poi con You’re aging well della cantautrice statunitense Dar Williams, dedicato alle lotte per l’emancipazione femminile, ed infine con il video costruito sulle note e sulla vicenda descritta in Caleb Meyer, ballata a tinte fosche di Gillian Welch e David Rawlings, dove la protagonista, dopo aver ucciso l’uomo che voleva approfittare di lei, viene perseguitata dal suo fantasma.
In conclusione una serata piacevole, caratterizzata anche da due momenti gastronomici, a conferma della bontà delle scelte operate da Piera Cimmino, vera anima del “Clubino”, un’associazione culturale nel vero senso della parola, considerando le numerose attività proposte (concerti, reading, serate di degustazione, presentazione di libri e, appena partita, anche l’edizione 2014 di un’iniziativa unica nel suo genere come il Laboratorio di scrittura comica e umoristica “Achille Campanile”, affidato a Pino Imperatore ed Edgardo Bellini), che si sta ritagliando uno spazio meritato nel tessuto sociale del Vomero, quartiere piuttosto ricco economicamente, ma abbastanza povero di iniziative artistiche.
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