L’ Autunno Barocco di Convivio Armonico inizia nel segno di François-André Danican Philidor

Ensemble Labirinto Armonico

Ensemble Labirinto Armonico

Già altre volte abbiamo osservato come la storia della musica sia piena di autori molto validi, famosissimi ai loro tempi, in seguito caduti in un oblio spesso incomprensibile.
Un destino comune anche al francese François-André Danican Philidor (1726-1795), compositore e flautista, proveniente da una famiglia di grandi tradizioni musicali, al punto che il capostipite, Michel Danican (ca. 1580 – ca. 1651), oboista della banda militare di corte, venne soprannominato “Philidor” dal re Luigi XIII (appellativo poi tramandato alle generazioni successive), in quanto gli ricordava il virtuoso senese Filidori.
Approdato tardi alla composizione, l’autore si cimentò dapprima con il genere sacro, riscuotendo uno scarso successo, per poi concentrarsi sul genere dell’opera-comique del quale divenne uno dei maestri riconosciuti, con ben 27 lavori concepiti in un arco di tempo compreso fra il 1756 ed il 1796 (l’ultima sua opera, Belisaire, fu allestita postuma).
Figura eclettica, Philidor fu anche il più grande campione di scacchi del suo tempo e si dice che abbia iniziato la sua carriera, sfidando i colleghi dell’ensemble di musica da camera reale, durante le lunghe attese giornaliere che precedevano i concerti tenuti davanti al sovrano.
Il suo apporto all’evoluzione del gioco si concretizzò con il trattato l’Analyse du jeu des Échecs e con la creazione di un’apertura che ancora oggi prende il suo nome (difesa Philidor), per cui attualmente risulta molto più noto fra gli scacchisti che fra gli appassionati di musica.
Da queste brevi righe si può comprendere come il concerto rivolto alla musica di Philidor e affidato all’ensemble Labirinto Armonico, tenutosi nella Basilica Reale e Pontificia di San Francesco di Paola a Napoli, nell’ambito del primo appuntamento con l’Autunno Barocco di Convivio Armonico, rivestisse una straordinaria valenza, in quanto occasione più unica che rara per conoscere l’autore francese.
Il programma era incentrato su l’Art de la Modulation, raccolta pubblicata a Parigi nel 1755 e comprendente Sei quartetti (Sinfonie) per strumento solista (oboe, violino o, come nella versione proposta, traversiere), due violini e basso continuo, nati con lo scopo di mediare fra gli stili francese, italiano e tedesco allora in auge.
Un’operazione forse poco gradita ai francesi, che tacciarono, soprattutto il Philidor operista, di eccessiva propensione verso lo stile italiano, ma che ci sembra particolarmente ben riuscita, dopo aver avuto la possibilità di ascoltato l’intero lavoro.
Uno dei tanti esempi, al proposito, si poteva riscontrare nella giga di chiusura del terzo quartetto, molto più affine alla tarantella che all’originale danza irlandese diffusasi poi in Francia.
Uno sguardo ora all’ensemble, formato da Adriano Maggetto (solista al traversiere), Pierluigi Mencattini (violino barocco e fondatore del gruppo), Giovanni Rota (violino barocco), Galileo di Ilio (violoncello), Gregory Coniglio (violone) e Stefania Di Giuseppe (cembalo), che ha avuto sicuramente il grandissimo merito di proporre brani (e forse anche un autore) che a Napoli non erano mai stati eseguiti.
Purtroppo, a causa di un’acustica non ottimale, abbinata ad una forte umidità, nemica di tutti gli strumenti, ma in particolare di quelli barocchi, vi erano momenti durante i quali il suono degli archi e quello del traversiere non riuscivano ad amalgamarsi, ma nel complesso il numerosissimo pubblico, un po’ più vario del solito, ha mostrato un grande apprezzamento e ha gradito moltissimo questa assoluta novità barocca (che, in tale versione, non ha conosciuto ancora nessuna incisione, per cui il maestro Mencattini è giustamente intenzionato ad una sua registrazione in tempi brevi).
Un ringraziamento finale va ad Egidio Mastrominico, organizzatore della rassegna Convivio Armonico per conto di Area Arte Associazione che, nonostante le innumerevoli difficoltà nelle quali si dibatte giornalmente, è riuscito a portare all’attenzione del pubblico napoletano, in prima assoluta, un piccolo gioiello del barocco francese, interpretato da un ensemble specializzato.

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