A ‘Namusica La Scalzabanda incontra il Consort Pergolesi

Scalzabanda e Consort PergolesiAnche quest’anno la rassegna ‘Namusica, giunta alla seconda edizione, ha voluto dedicare parte del suo spazio alle giovanissime generazioni.
Uno degli appuntamenti più importanti ha avuto come protagoniste due splendide realtà locali, La Scalzabanda ed il Consort Pergolesi.
La prima è frutto di un progetto, partito nel febbraio dello scorso anno, volto ad utilizzare la musica, in particolare quella legata alla tradizione bandistica, quale tramite di aggregazione sociale, in un quartiere napoletano “difficile” come Montesanto.
L’ensemble si riunisce nella chiesa di S. Giuseppe delle Scalze, dove si è svolto anche il concerto, ed è formato da circa 45 elementi, di età compresa fra i 5 e 14 anni, che raggiungono il centinaio nelle grandi occasioni, quando la banda viene rinforzata da strumentisti adulti, che sono parte integrante del progetto.
Alle loro spalle un team di validissimi professionisti, in ambito sia musicale, sia organizzativo, che rispondono ai nomi di Antonella Liccardo, Fabiomassimo Poli, Manuela Albano, Marta Porzio, Lorenzo Ceriani, Francesca Bonazzoli, Luca Iovine, Vincenzo Leurini, Francesco Paolo Manna, Antonella Marino, Roberto Natullo, Rosa Linda Sannolo, Roberta Andalò e Giancarlo Sanduzzi.
Dal canto suo, il Consort Pergolesi è un ensemble di flauti dolci (soprano, contralto, tenore e basso) diretto dalla professoressa Silvia Giorgianni, nato alcuni anni fa e formato dagli alunni della scuola secondaria di primo grado “Pergolesi 1” di Arco Felice (Pozzuoli).
Per quanto riguarda il concerto, La Scalzabanda, diretta da Manuela Albano, ha interpretato, con grande trasporto ed intensità la Suite di Cyrano, brano scritto appositamente per la compagine da Giancarlo Sanduzzi, personaggio poliedrico e prestigioso della musica napoletana, non conosciuto quanto meriterebbe.
Un breve intermezzo musicale, rivolto alla Triosonata di Arcangelo Corelli, eseguita in modo impeccabile dal noto flautista Tommaso Rossi, insieme a Laura Marino e Giacomo Lapegna, due suoi giovani allievi molto promettenti, ha preceduto l’esibizione del Consort Pergolesi.
L’orchestra di flauti ha proposto un programma molto vario, da Bach alla canzone napoletana classica, passando per Verdi, Pärt, Chopin e Bonsor, evidenziando una compattezza ed una qualità del suono veramente eccezionali.
Resoconto musicale a parte, la manifestazione offre una serie numerosa di spunti, alcuni dei quali vanno sottolineati.
Come prima cosa, ci ha favorevolmente colpiti la estrema professionalità di tutti, dai responsabili fino al bambino più piccolo, abbinata ad un entusiasmo che raramente si riscontra nelle orchestre dei “grandi”.
In secondo luogo, si è potuto toccare con mano, come la musica abbia del miracoloso, se si pensa ai risultati ottenuti, in un tempo limitatamente breve, dalla Scalzabanda, e necessiti comunque, per diffondersi, anche di un progetto consolidato nel tempo, quale quello portato avanti dalla scuola Pergolesi.
Abbiamo a che fare sicuramente con due realtà molto significative, alle prese però con problematiche differenti.
Infatti, nel primo caso, la difficoltà iniziale era quella di inserirsi nel tessuto sociale e stimolare le grandi potenzialità dei ragazzini, spesso inespresse per mancanza di qualsiasi tipo di proposta.
Da questo punto di vista i risultati ottenuti in così breve tempo indicano un pieno successo dell’iniziativa, per cui il futuro si giocherà sulla capacità di mantenere alta la tensione e proseguire sulla strada intrapresa.
Per il Consort Pergolesi, il maggiore ostacolo consiste nel fatto che tutto si esaurisce con la fine del ciclo di studi scolastici, non essendo previste successive iniziative, per cui bisogna sempre ricominciare da capo.
In più è necessario confrontarsi con una platea di genitori, non sempre consci che l’attività musicale riveste identico valore di tutte le altre materie e non è un’attività esclusivamente ludica come può esserlo una partita a calcio.
In ultimo, il Consort deve combattere contro vari pregiudizi, che contribuiscono a considerare il flauto dolce uno strumento di serie B, alimentati e rafforzati recentemenete dalla “maledizione di Mutankhamen”.
In definitiva due compagini da seguire e sostenere, spostando su di esse un po’ di quella attenzione che i mezzi di comunicazione riservano soprattutto a iniziative di scarso valore culturale, che tanto gratificano però, in termini di visibilità, chi vi partecipa.

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