Venerdì 7 giugno “Corelli e il Concerto Grosso in Europa” al Conservatorio di San Pietro a Majella

Arcangelo CorelliVenerdì 7 giugno, alle ore 19.00, nella Sala Scarlatti del Conservatorio di S. Pietro a Majella, si terrà il concerto dal titolo “Corelli e il Concerto Grosso in Europa”, con la partecipazione dell’Orchestra del laboratorio di Musica Antica del Conservatorio di San Pietro a Majella, in collaborazione con i Dipartimenti di Violino Barocco dei Conservatori di Torino, Novara, L’Aquila e Roma.

Nell’anno delle celebrazioni del tricentenario della morte del grande musicista, ci sembrava doveroso rendergli omaggio e proporre un programma che illustri l’irradiamento del linguaggio corelliano attraverso l’Europa del Settecento.
Apre la nostra serata il Concerto Grosso n. 4 op.6 di Arcangelo Corelli.
Il secondo concerto grosso che incontriamo nel programma, è la “Sonata II” tratta dall’ “Armonico Tributo” di Georg Muffat, compositore franco/tedesco nato in Savoia nel 1653 e allievo del grande J.-B. Lully.
Negli anni 1681 e 1682, Muffat venne mandato a Roma dal suo mecenate, Maximilian Gandolph von Künburg, per studiare con Bernardo Pasquini, grande organista/cembalista e stretto collaboratore di Corelli.
Fu così che conobbe il violinista ed è grazie alla sua testimonianza che sappiamo che dei concerti grossi di Corelli furono già eseguiti a Roma nel 1682.
Dice: “con sommo diletto, ed ammiratione… alcune bellissime Suonate del Sign.r Archangelo Corelli, l’Orféo dell’Italia per il Violino, prodotte con grandissima puntualità, da copiosissimo numero di Suonatori”
Fu così colpito da quelle composizioni strumentali, che nel 1682, di ritorno a Salisburgo, compose le Sonate raccolte ne “L’Armonico Tributo”, ovvero dei concerti grossi a 5.
Il terzo concerto grosso della serata è il “Concerto Armonico” n. 1, scritto da Unico Wilhelm van Wassenaer, compositore che nacque nei Paesi Bassi nel 1692.
Figlio di un diplomatico, nobile, non fu musicista professionista ma grande estimatore delle arti e della musica.
I concerti grossi furono composti fra il 1725 ed il 1740.
Furono erroneamente attribuiti a Carlo Ricciotti e a Pergolesi. Nel 1979, la scoperta del manoscritto nel castello di Twickel in Olanda, luogo natale del Conte van Wassenaer, ha dissipato ogni dubbio sull’identità del compositore.
Il quarto concerto grosso in programma è il n.5 da “12 Concerti Grossi after Scarlatti”, pubblicati nel 1744 e composti da Charles Avison, compositore inglese nato nel 1709, allievo di F. Geminiani a Londra.
Fu il continuatore della forma che rese così celebre il suo maestro in Inghilterra.
La particolarità di questa composizione è che ogni movimento è stato scritto ispirandosi ad un tema di sonata di Domenico Scarlatti.
Chiude il programma la bellissima “Passacaglia” dalla Sonata V de “L’Armonico Tributo” di Muffat.

Ingresso libero
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Programma

Arcangelo Corelli (1653-1713): Concerto grosso in Re Maggiore op.VI n 4 (1714)

Georg Muffat (1653 – 1704): Sonata II, da “L’Armonico Tributo” (1682)

Wilhelm Van Wassenaer (1692-1766): Concerto grosso n. 1 in Sol Minore, da ”Concerti Armonici” (fra 1725 e il 1740)

Ch. Avison (1709-1770): Concerto grosso n. 5 in Re Minore (1744)

Georg Muffat (1653 – 1704): Passacaglia dalla Sonata V (da “L’Armonico Tributo”)

Il Concerto Grosso
Anche se Corelli non è l’inventore del concerto grosso, la cui paternità si deve piuttosto al grande Alessandro Stradella, fu lui che ne potenziò la forma e la rese popolarissima.
I concerti grossi op.VI di Corelli, pubblicati postumi nel 1714, sono stati il modello su cui si è sviluppato il concerto grosso nel XVIII secolo e con cui si sono cimentati grandi compositori come Vivaldi, Geminiani, Telemann, Haendel, Bach.
Il principio della forma del “Concerto Grosso” è costruito sul contrasto dato dalla contrapposizione di due gruppi strumentali di taglia diversa: il “concertino”, costituito da due violini, un violoncello ed il basso continuo, ed il “concerto grosso”, una grande orchestra d’archi e il basso continuo (il basso continuo era composto da diversi strumenti come cembali, organi, arciliuti, arpe e tiorbe)
La contrapposizione dei due gruppi permette di avere una grande varietà dinamica “a terrazza”, l’unico tipo di dinamica dell’epoca di cui si abbia certezza, visto che il crescendo ed il diminuendo non esistevano nella scrittura musicale.
L’organico dell’orchestra di Corelli crebbe assieme alla sua fama.
Già nel 1672 era composta da oltre cinquanta strumentisti, variando i violini da venti a trentanove, con sei viole, cinque violoni, due contrabbassi, due liuti, due oboi e una chitarra.
Nel febbraio dell’1687, Corelli dirige addirittura un orchestra di centocinquanta archi per una festa offerta da Cristina di Svezia in onore del conte di Castlemain.
Fra tutte le sue composizioni, Corelli fu particolarmente devoto ai suoi “Concerti Grossi” op.VI.
Secondo i musicologi, avrebbe costantemente rielaborato la loro stesura, su un arco di venti anni.
Per questo, è impossibile darne una datazione esatta.
Fino alla sua morte, non ne permise la pubblicazione.
Nel suo testamento, lasciò l’op VI al suo allievo Matteo Forneri, incaricandolo di curarne le stampe.

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