La sala Chopin ospita il grande talento di Livia Guarino

Foto Max Cerrito

Foto Max Cerrito

Prima della pausa pasquale, i “Pomeriggi in Concerto alla Sala Chopin”, organizzati dall’Associazione Napolinova, nella figura del direttore artistico Alfredo de Pascale, in collaborazione con la ditta Alberto Napolitano pianoforti, hanno proposto un recital della pianista avellinese Livia Guarino, allieva di Maria Pia Cellerino.
Il concerto è iniziato con la Sonata in si bemolle maggiore, op. 106 di Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847), lavoro giovanile completato nel 1827, ma pubblicato postumo nel 1868, che presentava diverse affinità con lo stile beethoveniano.
Dopo un breve intervallo, la seconda parte era rivolta alla produzione lisztiana con due brani abbastanza noti, Vallée d’Obermann e lo Studio n. 6, dai Sei “Grandes études de Paganini”.
Il primo era tratto dalla raccolta “Années de pèlerinage”, che descriveva i viaggi compiuti dall’autore in compagnia della contessa Marie d’Agoult in Svizzera (volume I) e Italia (volume II e III).
In particolare, Vallée d’Obermann aveva come principali riferimenti l’omonima ode di Byron ed il romanzo epistolare autobiografico del francese Étienne Pivert de Senancour, intitolato “Obermann”, sorta di scavo psicologico all’interno di una personalità preda di tristezze ed angosce, tipico della letteratura preromantica.
Dal suo canto, lo Studio n. 6 era basato sul Capriccio n. 24 in la minore di Paganini, utilizzato da Liszt per dare vita ad un pezzo che, partendo dal materiale originario, di matrice violinistica, creava complessità particolarmente adatte al pianoforte.
Confrontandosi con questo programma interessante, ben strutturato ed anche piuttosto particolare, se pensiamo che l’op. 106 di Mendelssohn si ascolta raramente, Livia Guarino ha fornito un’interpretazione di grande spessore, caratterizzata da sensibilità, sicurezza, nitidezza di suono e notevoli abilità virtuosistiche, tutte doti che hanno favorevolmente impressionato il pubblico presente.
In conclusione, la rassegna dell’associazione Napolinova conferma, per l’ennesima volta, la sua vocazione di ribalta privilegiata (e quasi unica) di talenti, che altrimenti troverebbero molto difficilmente un posto dove farsi conoscere, ed essere in tal modo ripagati almeno in parte delle fatiche e dei sacrifici portati avanti, in un settore sempre più emarginato e penalizzato.

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