La Banda Osiris chiude “Giocare con la Musica” con un altalenante “Fuori Tempo”

Banda Osiris 2La Banda Osiris è stata la protagonista del quarto ed ultimo appuntamento della speciale sezione denominata “Giocare con la Musica”, inserita quest’anno nella programmazione della stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti.
Nata nel 1980 a Vercelli ed attualmente formata da Giancarlo Macrì (percussioni, basso tuba), Gianluigi Carlone (sax soprano, flauto, voce), Roberto Carlone (basso, trombone, tastiere) e Sandro Berti (chitarra, trombone), la compagine ha portato, fin dall’inizio, una ventata di ironia in un settore che sovente si prende troppo sul serio, abbinata all’indubbia bravura musicale dei singoli componenti.
Sul palcoscenico dell’Auditorium di Castel S. Elmo, il gruppo ha proposto il suo ultimo spettacolo, dal titolo “Fuori Tempo” che, almeno nella concezione iniziale, avrebbe dovuto essere una sorta di breve storia della musica, a partire dagli albori, nel consueto stile “sui generis” che contraddistingue da sempre la Banda Osiris.
In effetti questa volta, mentre la parte musicale era come sempre di alto livello, con una panoramica che abbracciava la musica leggera d’autore, comprendente “La scuola del ritmo”, portata al successo da Natalino Otto, “Tre numeri al lotto” di Carosone, “Certe Notti” di Ligabue, “Che notte” di Buscaglione e “Imagine” di John Lennon, oltre ad un siparietto mozartiano, quella umoristica è apparsa meno brillante del solito, appesantendo il ritmo complessivo.
Abbastanza scontata la satira su Berlusconi (giusto per strizzare l’occhio ai fans di Rai Tre), che da bambino aveva composto una melodia sulle note “fa sol do” e piuttosto tiepidina la sfilata di moda abbinata ai tempi musicali, mentre il catalogo Ikea, che sostituiva quello del don Giovanni, poteva essere una buona idea, se si fosse compreso il testo.
Molto divertente, invece, la scenetta incentrata sul modo con il quale gli altri popoli ci copiano, ovvero una parodia della canzone “L’Italiano” di Toto Cutugno, interpretata di volta in volta nello stile francese, rumeno, klezmer, tedesco, arabo e cinese, mentre la fantasia raggiungeva l’apice con la costruzione di un’immagine femminile, simile ai ritratti dell’Arcimboldo, che si formava dall’aggiunta progressiva di una serie di strumenti musicali.
Infine con il bis, consistente in una simpaticissima parodia del “Lago dei Cigni”, si ritornava ai fasti di alcuni anni fa.
In conclusione, uno spettacolo un po’ disomogeneo, che conferma quanto sia difficile e complessa l’arte di far ridere e che, soprattutto, non sempre vale la pena abbandonare vecchie gags, considerate forse datate per chi le propone da lungo tempo, ma che mantengono inalterate il loro valore per cui, anche viste per l’ennesima volta, risultano sempre divertenti (d’altronde le comiche di Charlot e di Stanlio e Ollio, così come molte scene dei film di Totò, pur se si conoscono a memoria, continuano a suscitare una costante ilarità).
Pubblico molto numeroso, sicuramente ringiovanito rispetto al solito, motivo valido per supporre che qualcuno tornerà in occasioni meno disimpegnate, dando così ragione a chi ha voluto una sezione abbastanza trasversale come “Giocare con la Musica”.

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