A Napoli niente di nuovo

Foto Aurelio Spataro

Foto Aurelio Spataro

Il Teatro Sancarluccio ha riproposto, nell’ambito della rassegna Convivio Armonico di Area Arte, “Un the alla napoletana – Pomeriggio in casa Hamilton”, concerto-spettacolo che qualche anno fa aveva riscosso un grande successo di critica e pubblico.
Il lavoro, concepito da Egidio Mastrominico, è ambientato nella seconda parte del Settecento e evidenzia alcuni tratti salienti della società e della cultura napoletana dell’epoca, alternando passi del volume del britannico Charles Burney “Viaggio musicale in Italia” (1771), con brani tratti dal romanzo di Enzo Striano “Il resto di niente” (1956), avente come protagonita Eleonora Pimentel Fonseca, eroina della Repubblica Napoletana, giustiziata nel 1799 dal governo borbonico.
Ci si muove, quindi, su due piani differenti, uno legato ad una testimonianza diretta, ma decisamente mondana, con osservazioni frutto, a seconda delle circostanze, di invidia, meraviglia e spocchia tipicamente anglosassone, l’altro originato da una rievocazione quanto mai fedele e documentata, dei sentimenti che animavano la nobiltà ed il popolino.
Su questa base letteraria, alla quale facevano da sfondo immagini dell’epoca, sono state inserite alcune composizioni cameristiche o pezzi d’opera di autori attivi a Napoli, come Barbella, Piccinni, Porsile, Paisiello, Cotumacci, De Majo e Nasci, dando un’idea ben precisa di uno scorcio della storia partenopea.
Ciò che continua a colpire, rivedendo lo spettacolo, sono le numerose affinità con quanto avviene ai giorni nostri, dalla cattiva educazione del pubblico che assiste agli eventi musicali, ad una classe dirigente di scarsa sensibilità, oscillante fra l’inettitudine e la perenne ricerca del proprio tornaconto, passando per un popolo che ama il quieto vivere ed è allergico a qualsiasi tipo di cambiamento, per cui stronca sul nascere le velleità di un manipolo di volonterosi pieni di entusiasmo (ieri appartenenti alla nobiltà illuminata, oggi riuniti in comitati al servizio della società civile), che si illudono di poter cambiare il mondo.
Riguardo agli interpreti, il mezzosoprano Rosa Montano e il basso Giusto D’Auria hanno ricoperto il duplice ruolo di attori e cantanti, calandosi molto bene nei panni di un’intensa Eleonora e di un distaccato Burney, ed eseguendo diversi pezzi operistici.
Ad accompagnarli, nell’excursus musicale, l’ottimo Ensemble “Le Musiche da Camera”, formato da Egidio Mastrominico (violino principale), Gianluca Pirro (violino), Leonardo Massa (violoncello) e Debora Capitanio (clavicembalo), confrontatosi a sua volta con alcuni pezzi cameristici, per buona parte di raro ascolto.
Vanno ancora ricordati Massimo Alì Mohammad, curatore dell’animazione video, consistente nella proiezione di suggestive vedute dell’epoca e Aurelio Spataro alle luci.
In complesso uno spettacolo ormai ben rodato, dotato di un ritmo intenso ed incalzante, alla cui base vi è un lavoro di certosina pazienza, frutto di lunghe e assidue ricerche di immagini e musiche da parte di Egidio Mastrominico.
Per tali motivi andrebbe non solo inserito stabilmente nel cartellone del Sancarluccio, ma proposto in altri ambiti, anche al di fuori della città, quale oggettiva denuncia del fatto che i mali irrisolti di Napoli hanno origini antiche e, dal Settecento a oggi, quasi nulla è mutato se non in peggio.

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