Gran finale, venerdì 7 dicembre per il Festival Internazionale “Piano Solo”, la rassegna promossa dal pianista Paolo Francese, sotto l’egida del Comune di Salerno, con la collaborazione di Alberto Napolitano Pianoforti, e il contributo della Pisano Ascensori.
Alle ore 19, nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città, il flautista Alessandro Crosta e la pianista Nadia Testa omaggeranno l’antica dea Mefite, facendo rivivere le più amate muse dell’opera lirica.
“Esiste nell’Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne / conosciuto e famoso dovunque, / la valle d’Ansanto… / Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite / vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l’Acheronte / che spalanca le fauci pestifere.”
È Virgilio che nella sua Eneide descrive la Valle d’Ansanto, territorio dell’Alta Irpinia ove da secoli persiste un concentrato di folclore, di tradizioni millenarie, di itinerari d’arte e di mirabile archeologia.
Qui, gli antichi Hirpini eressero un santuario per il culto della dea Mefite, divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile.
Alla dea Mefitis, “colei che sta nel mezzo”, colei alla quale veniva attribuito il potere di presiedere al passaggio tra il mondo degli umani e quello degli dei, sarà dedicato il concerto “Il canto di Mefite, un flauto all’Opera”.
Salon Musik ottocentesca, d’ispirazione operistica, che richiede ai suoi cultori una robusta preparazione tecnica, fantasia pronta e versatilità, doti non solo esecutive ma anche d’invenzione e soprattutto di solido mestiere e gusto sicuro.
Pagine quelle, che vedrà assoluto protagonista il flauto segnati da una forte carica di sentimentalismo, unito a uno spirito brillante che spesso trova espressione in forme di levigata eleganza, forse, in qualche momento, un po’ troppo alla ricerca dell’effetto esteriore, ma ricche di invenzioni sonore.
“La pazzia di Lucia, questa pazzia garantita è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure. Un idillio a fili d’argento tra Lucia e un personaggio misterioso che lei sola vede, lei sola ascolta. Un gioco bianco in un bianco paradiso. E i gorgheggi, i ghirigori, i «chioccolii» di Lucia le escono di bocca a collana, a pallini sonori, esplodono in aria come minuscoli fiori, inseguiti dalle note rotondette e «soffiate» di un flauto solitario”.
Così scrive della follia di Lucia, Alberto Savinio nella sua Scatola Sonora, a cui s’ispira questo divertissement composto da Joachim Andersen.
A seguire due gemme di Serafino Alassio, un Capriccio su temi della Bohème, dall’atmosfera iridata che respira di giovinezza e possiede la vivacità degli sguardi che animano i nostri eroi, felici o accorati che siano e un Divertimento su Tosca, capricciosa e gelosa, ma prima di tutto amorosa eroina capace di celebrare bellezza e amori in un forzato trionfo davanti ad un plotone d’esecuzione.
Ed ecco il Konzert-Waltz su la Traviata di Verdi, composto da Wilhelm Popp, che riesce a schizzare una sintesi capace di riassumere i tre volti dell’esperienza amorosa di una donna: la bellezza che si fa culto nella libertà, l’affetto d’amante e il sacrificio che già lascia intravedere il rapporto materno.
Passaggio in Francia con il Jacques Offenbach di Souvenir de réveillon, un brillante Galop per ottavino e pianoforte tratto da La Grande-Duchesse De Gérolstein e gran finale con la celeberrima Fantasia di François Borne sulla Carmen, sintesi di un programma che si basa essenzialmente sul virtuosismo estemporaneo, sulla brillantezza sensoriale che trascina immediatamente, ma altrettanto presto si consuma.
A partire dal Romanticismo, creazione ed esecuzione hanno sempre più rigorosamente separato i rispettivi campi di competenza; questo tipo di musica, nata invece dal diretto contatto fra manualità, concretezza artigianale del suono e ideazione compositiva, è fatalmente, quanto ingiustamente, finita ai margini del repertorio canonico.
Borne resta un grande strumentista che ha applicato la sua eccellenza all’esibizione, ma senza pretese ideali; divenendo portabandiera di quella concezione di musica come “fare”, non come “creare”.
Ingresso libero
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