Si è tenuto, nella chiesa di S. Maria della Mercede in S. Orsola a Chiaia, un nuovo appuntamento della rassegna “Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli – Vespri d’organo”, organizzata dall’Associazione Trabaci, sotto la direttore artistica di Mauro Castaldo.
Ospite della serata il maestro Giovanni Picciafoco, organista titolare del duomo di Nola e della Basilica di S. Giuseppe Vesuviano, che si è confrontato con autori napoletani, o presenti a Napoli, durante un arco di tempo compreso fra la seconda metà del Cinquecento e la fine dell’Ottocento.
Primo brano in programma, le Consonanze stravaganti per l’organo di Jean de Macque (1548–1614), franco-fiammingo giunto a Napoli intorno al 1585, che ben presto divenne uno dei compositori più importanti della città e al quale si deve l’inizio della gloriosa scuola napoletana.
Successivamente è stato eseguito un Ricercare per organo del napoletano Ascanio Majone (ca. 1565-1627), valentissimo allievo di de Macque, che svolse la sua carriera fra la chiesa dell’Annunziata e la Real Cappella.
E’ stata poi la volta di Due gagliarde di Giovanni Maria Trabaci (c.1575-1647), lucano trapiantato a Napoli, precursore di Frescobaldi e fra i massimi rappresentanti della letteratura organistica del nostro paese, che fu il primo italiano a diventare maestro della Real Cappella partenopea.
Napoletano era anche Domenico Scarlatti (1685-1757), pur se, ancora giovane, lasciò la città natale per cercare fortuna all’estero.
La sua raccolta più nota consiste nelle 555 sonate, scritte originariamente per clavicembalo, molte delle quali hanno conosciuto anche una versione organistica, come la K. 213 in re minore, la K. 58 in re maggiore e la K. 92 in re minore proposte nel recital.
Molto diverso il discorso relativo ad Alessandro Salvatore Speranza (1728-1797), nato nella Terra di Palma (zona che comprendeva i comuni di Palma Campania, Carbonara e S. Giovanni Vesuviano), illustre sconosciuto la cui recente riscoperta è merito del maestro Picciafoco.
La validità della sua produzione è stata evidenziata dall’esecuzione dei brani Trattenimento e Divertimento per cembalo o organo.
Chiusura con un altro musicista napoletano, Vincenzo de Meglio (1825-1883), noto soltanto per alcune trascrizioni pianistiche di alcune famose canzoni napoletane, che fornì un discreto apporto alla musica per organo, come si è potuto constatare dall’ascolto del Preludio e fuga in fa maggiore e del Preludio e fuga in sol minore.
Per quanto riguarda l’interprete, Giovanni Picciafoco è stato protagonista di un ottimo concerto, che ha evidenziato la sua bravura, abbinata alla passione nel ricercare e valorizzare autori caduti ingiustamente nel dimenticatoio.
Inoltre, è stato in grado di sfruttare appieno le potenzialità del bellissimo organo De Feo, grazie ad un programma ben congegnato e di grande rilevanza storico-musicale.
In complesso, ancora una volta i “Vespri d’organo” hanno regalato un’intensa serata musicale al numeroso pubblico presente, completata dalle meditazioni di padre Michele Autuoro, parroco della chiesa ospitante, e dalla Sonata con pastorale, tratta dalla produzione di Speranza, suonata come bis.
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