Giovanni Battista Pergolesi: Arie d’Opera

Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) è conosciuto dal grande pubblico principalmente per “La serva padrona” e per lo Stabat Mater.
Sembrerebbe poco, ma non lo è, se pensiamo alla sua morte prematura, avvenuta a Pozzuoli (località nei pressi di Napoli, dove si era recato per curare una tubercolosi ormai in fase avanzata), e ad una stagione produttiva circoscritta al breve periodo compreso fra il 1731 ed il 1736.
Tale notorietà risulta ancora più sorprendente considerando che, musicisti attivi e famosissimi agli inizi del Settecento, sono caduti da tempo immemorabile nell’oblio, a cominciare da Francesco Durante, fra i docenti più prestigiosi di Pergolesi durante gli studi intrapresi al Conservatorio napoletano dei Poveri di Gesù Cristo.
La fama di Pergolesi, praticamente inalterata da tre secoli a questa parte, venne alimentata in un primo momento anche dalla diffusione di notizie riguardanti la sua vita e le sue opere, sia partorite dalla fantasia di improvvisati biografi, sia difficili da verificare, come l’episodio del completamento dello Stabat Mater in punto di morte.
Seguendo questa scia, ancora all’inizio del secolo scorso circolavano a suo nome un numero imprecisato di lavori, la cui effettiva paternità è stata stabilita  solo grazie a studi avviati nel secondo dopoguerra.
Al proposito non possiamo dimenticare che nel 1920, quando Stravinskij inaugurò il suo cosiddetto “periodo neoclassico”, per il suo balletto “Pulcinella” utilizzò motivi ritenuti all’epoca di Pergolesi, rivelatisi poi, per una buona metà, appartenenti ad altri compositori, quali Domenico Gallo, Alessandro Chelleri e Domenico Parisotti.
Con l’intento di mettere un po’ d’ordine ed offrire nel contempo alcuni esempi della grandezza del compositore, il maestro Marcello Di Lisa, alla testa del suo ensemble “Concerto de’ Cavalieri”, ha recentemente dedicato alle musiche di Pergolesi  il secondo cd del progetto, rivolto alla musica italiana del Settecento, portato avanti in collaborazione con la Deutsche Harmonia Mundi (etichetta afferente alla Sony Music).
Il disco comprende le “Sinfonie avanti l’Opera” e alcune arie, affidate al mezzosoprano Daniela Barcellona, tratte dalle quattro opere serie dell’autore iesino.
Si apre con “L’Olimpiade”, recentemente riproposta, in chiave un po’ troppo personale dal maestro De Simone per l’inaugurazione della stagione 2011-2012 del Teatro di San Carlo, che nel 1735 segnò il debutto di Pergolesi a Roma, dove era giunto dopo aver abbandonato Napoli per ragioni politiche.
Si passa poi a “Il prigionier superbo”, scritta nel 1733 per il compleanno dell’imperatrice Elisabetta Cristina e allestita al Teatro San Bartolomeo di Napoli, ancora oggi ricordata esclusivamente come titolo, in quanto l’opera conteneva “La serva padrona”, il più noto fra gli intermezzi del Settecento.
E, relativamente agli intermezzi, il cui scopo principale era quello di alleggerire la tensione del pubblico fra un atto e l’altro, va ricordato come, in molti casi, finirono per oscurare le opere alle quali erano abbinati.
Dal suo canto, “La Salustia” (1732) rappresentò l’esordio napoletano di Pergolesi, che aveva da poco completato i suoi studi e dovette fare i conti con un imprevisto di notevole portata. Infatti, a pochi giorni dalla “prima”, morì Nicolò Grimaldi, celebre castrato sul quale era stata costruita tutta l’opera.
A sostituirlo fu chiamato un collega altrettanto noto, ma molto più giovane, Gioacchino Conti, che pretese numerosi cambiamenti, maggiormente consoni alle sue capacità vocali e costrinse Pergolesi a riscrivere tutte le arie principali.
Il cd si chiude con brani appartenenti a “Adriano in Siria”, commissionata nel 1734 per il compleanno della regina Elisabetta Farnese, madre dell’Infante Don Carlo di Spagna.
L’opera vide la luce in un contesto politico molto particolare, in quanto, da pochi mesi, Napoli era passata dalla dominazione austriaca a quella spagnola, per cui Pergolesi, a causa delle sue amicizie con i governanti precedenti, si trovò in grandi difficoltà.
Non ci si deve meravigliare, quindi, se il lavoro fu accolto tiepidamente (a differenza di  “Livietta e Tracollo”, l’intermezzo concepito per questa opera), e segnò la fine della carriera napoletana di Pergolesi, nonostante la presenza del celebre castrato Gaetano Majorano, più noto come Caffarelli, e del soprano Marta Maria Monticelli nel ruolo di Adriano.
Uno sguardo ora agli interpreti, per sottolineare innanzitutto come il Concerto de’ Cavalieri, ottimamente diretto da Marcello Di Lisa, fornisca l’ennesimo saggio della sua bravura, evidenziando un suono straordinariamente brillante, un equilibrio fra le diverse sezioni e un’intesa perfetta fra gli archi ed i fiati.
Bravissima anche Daniela Barcellona, dotata di una voce splendida e di grande espressività, che mostra inoltre un’eccezionale affiatamento con l’ensemble strumentale.
Possiamo quindi concludere che, dopo avere aperto, nel primo cd della serie, una piccola ma significativa finestra sulla produzione conclusiva di Alessandro Scarlatti, in questo secondo volume il maestro Di Lisa, alla testa di un organico di altissimo livello, ci restituisce in tutto la sua magnificenza un Pergolesi altrettanto meritevole di essere conosciuto e apprezzato.

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