Nella Chiesa di San Francesco delle Monache il Coro Mysterium Vocis propone una splendida panoramica sulla polifonia sacra napoletana degli ultimi quattro secoli

Il Coro Mysterium Vocis, diretto da Rosario Totaro e accompagnato all’organo da Pierfrancesco Borrelli, è stato ospite della rassegna Domus Ars Concerti, organizzata dall’associazione Domenico Scarlatti, nel complesso monumentale di S. Francesco delle Monache
Il programma, incentrato sulla polifonia sacra napoletana, dal Seicento ai giorni nostri, si apriva con una Toccata di Luzzaschi che, pur non essendo mai sceso oltre Roma, era tenuto in grandissima considerazione negli ambienti musicali partenopei, a cavallo fra la fine del XVI e gli albori del XVII secolo.
La panoramica degli autori attivi a Napoli iniziava con Giovanni Salvatore, nato a Castelvenere (Bn) nel 1610, che studiò presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini dove, a sua volta, fu apprezzato docente dal 1662 al 1673, per poi ricoprire importanti incarichi al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
L’incipit dello Stabat Mater ci fa comprendere il livello raggiunto dalla scuola napoletana già in pieno Seicento.
Altro sannita trapiantato a Napoli fu Nicola Sala (al quale è intitolato il Conservatorio di Benevento), che ha attraversato tutto il Settecento.
Noto come docente, è stato riscoperto solo recentemente in qualità di compositore, a fronte di una produzione sacra e profana di eccellente valore, testimoniata anche da alcune Litanie ascoltate nell’occasione.
Sorte abbastanza simile è toccata al pugliese Tommaso Traetta, allievo di Porpora e di Durante al Conservatorio di S. Maria di Loreto, autore, fra l’altro di un pregevole Stabat Mater, di cui è stato proposto un piccolo saggio.
Per non parlare di Pietrantonio Gallo, collaboratore di Durante e docente di Cimarosa e Fenaroli, la cui rivalutazione si deve proprio alle ricerche curate dall’Associazione Mysterium Vocis, che ha portato alla luce, fra le altre, una interessante Messa de’ Morti.
Molto famoso risulta, invece, Pergolesi, autore dello Stabat Mater, del quale è stato eseguito l’Amen conclusivo.
Il programma proseguiva con alcuni brani “a cappella” del repertorio novecentesco e contemporaneo.
Ad Argenzio Jorio (1921-2001) appartenevano Ego sum panis e Spirito Sancto, mentre l’Ave Maria, insieme ai natalizi Quem vidistis pastores e O Magnum Mysterium, erano tratti dalla produzione di Gaetano Panariello (1961), presente al concerto.
Chiusura nel segno di Gallo con altri due brani, Gloria e Sicut erat (dal Dixit Dominus), che hanno completato nel migliore dei modi questa panoramica sulla musica sacra.
Riguardo agli interpreti, il Coro Mysterium Vocis, ottimamente diretto da Rosario Totaro e ben accompagnato all’organo da Pierfrancesco Borrelli, ha confermato di essere composto da un gruppo di solisti validissimi, capaci di fornire il loro apporto sia come singoli, sia nell’ambito di un gruppo quanto mai affiatato.
A ciò va aggiunta la serata veramente torrida, per cui il concerto è stato quasi un atto eroico e tutti i componenti della compagine meriterebbero non solo di essere citati, ma di ricevere, se esistesse, una medaglia al valor musicale.
Ci limitiamo a nominare, come rappresentanti dell’intero organico, le bravissime soliste, Leslie Olga Visco, Angela Luglio e Valentina Varriale.
Un plauso merita anche il pubblico, totalmente privo dei fastidiosi soliti noti, che sembrava quasi non soffrisse il caldo (mancava infatti la consueta colonna sonora dei concerti estivi, costituita dai ventagli utilizzati a mo’ di clava), e che ha applaudito, quando doveva, con grande entusiasmo.
Considerando che buona parte degli spettatori erano amici dei coristi (categoria solitamente fra le peggiori), ci complimentiamo con tutti e usciamo convinti che, con un po’ di buona volontà, “un altro pubblico è possibile”.

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