Il pianista napoletano Mario Merola si è recentemente esibito nella Cappella del Vasari, situata all’interno della chiesa di S. Anna dei Lombardi.
Il musicista ha aperto il concerto con una breve panoramica sulla produzione di Domenico Scarlatti (1685-1757), proponendo la Sonata in re minore K. 141, la Sonata in fa minore K. 466, la Sonata in si minore K. 27, la Sonata in re minore K. 9 e la Sonata in mi maggiore K. 20.
Le ultime tre appartengono alla raccolta Essercizi per gravicembalo, pubblicata a Londra nel 1738 (o 1739), formata da 30 sonate, le uniche date alle stampe sotto la diretta supervisione dell’autore, a fronte delle complessive 555 a lui attribuite.
E’ stata poi la volta della Ballata n. 4 in fa minore, op. 52 di Frédéric Chopin (1810-1849), ultimo contributo dell’autore polacco ad un genere di sua invenzione, in precedenza legato a brani vocali e, prima ancora, in ambito letterario, a componimenti poetici.
Dedicata alla baronessa de Rotschild, anche questa, come le altre tre ballate, si ispirava in maniera molto libera ad una lirica del connazionale Adam Mickiewicz.
Con il successivo Estampes, inizio dell’avventura impressionistica di Claude Debussy (1862-1928), siamo passati agli albori del Novecento.
Il brano, formato da Pagodes, La soirée dans Grenade e Jardins sous la pluie evoca, nei primi due pezzi, tramite caratteristici passaggi musicali, il Giappone e la Spagna.
Nel terzo, invece, siamo di fronte alla pioggia che cade sulle foglie durante un acquazzone autunnale, certamente una reminiscenza infantile dell’autore, in quanto vi è la citazione di due motivi legati ad altrettante filastrocche per bambini.
Chiusura con il primo dei quattro Mephisto-Walzer di Franz Liszt (1811-1886), nato come brano orchestrale, che conobbe in seguito altre versioni, fra le quali una per pianoforte, con dedica al giovane Tausig.
Tipico esempio di musica a programma, attinge al Faust di Nikolaus Lenau (sicuramente meno noto di quello di Goethe), focalizzando l’attenzione sull’episodio in cui il protagonista, giunto ad una festa di matrimonio, con la complicità di Mefistofele, trasformatosi in violinista, trascina in un valzer diabolico e vorticoso la fanciulla più bella del villaggio e la seduce.
Per quanto riguarda il lato interpretativo, si sono potuti ancora una volta apprezzare la solidità, la brillantezza del suono ed il virtuosismo, mai fine a se stesso, di Mario Merola, che ha evidenziato ulteriori progressi rispetto all’ultima volta che lo avevamo ascoltato.
Nell’ambito di un concerto di grandissimo spessore, siamo rimasti particolarmente colpiti dall’atmosfera che il pianista è riuscito a creare, sia nell’esecuzione rivolta alla musica di Debussy, sia confrontandosi con il “diabolico” valzer lisztiano.
A ciò bisogna aggiungere che, per Mario Merola la musica rappresenta una sorta di hobby di lusso, tenendo presente che la sua attività principale si svolge nel campo della fisica delle particelle elementari, dove sta portando avanti un progetto in collaborazione con il CERN di Ginevra.
Proprio per questo motivo non possiamo che concludere complimentandoci con lui (ed anche con il suo maestro Antonio De Rosa), per l’altissimo livello già raggiunto, sperando di riascoltarlo quanto prima, certi che ci riserverà nuove e gradite sorprese.
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