In un tempo in cui gli economisti di tutto il mondo si stanno domandando se davvero gli aiuti stanziati negli anni siano serviti allo sviluppo dei Paesi più poveri, e se i complicati progetti delle organizzazioni internazionali abbiano mai prodotto un qualche risultato, il sistema concepito dal venezuelano José Antonio Abreu, fa tornare in mente un antico detto cinese: “Se dai un pesce ad un uomo, si nutrirà una volta, se gli insegni a pescare, mangerà tutta la vita, se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano, se valgono cent’anni, istruisci le persone”.
Istruirle, significa farle diventare “persone di valore”.
Suonare in un’orchestra, infatti, è molto di più che studiare la musica, significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo.
Su questo purissimo assunto estetico il comune di San Marzano sul Sarno, con il patrocinio del Piano di Zona dell’Agro, un vero e proprio piano regolatore delle strutture e dei servizi sociali, un patto sociale attraverso il quale le istituzioni presenti sul territorio uniscono le forze per aiutare i meno fortunati ad uscire dall’area della marginalità per rientrare nella sfera della normale convivenza civile, si è affidato alla Civica Associazione Musicale per compiere il primo passo per la nascita del progetto Abreu, ovvero quel sistema sociale e musicale messo a punto in Venezuela, sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti del mondo, che è riuscito a produrre “una resurrezione”, strappando i giovani alle bande criminali, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine.
Un giovanissimo assessore del comune dell’Agro, nonché valente oboista Michele Franza, insieme al sassofonista Antonio Maiorano, ha costituito una scuola e una formazione orchestrale di oltre trenta elementi, che sosterrà gli investimenti comunali nell’acquisto di strumenti da consegnare ai bambini extra-comunitari e meno abbienti, per iniziarli alla musica e inserirli in formazione, così da andare a comporre, tra qualche anno, la prima orchestra multietinca del Sud Italia.
Di volta in volta i più inesperti siederanno a leggìo con i maestri, sotto la direzione di Antonio Florio, sassofonista e arrangiatore, già docente del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Martucci”, il quale ha scelto di avvicinare i giovani musicisti ad ogni genere musicale, dalla lirica, alla sinfonica, dal jazz, al pop-rock, attraverso originali arrangiamenti di grande dinamismo ed ecletticità.
Domenica 27 maggio, nell’Auditorium di Scafati Solidale (via E. Berlinguer, 6), alle ore 21, la Valle del Sarno Pop Orchestra, agli ordini del M° Antonio Florio, a cominciare dai dodici archi, guidati da Vincenzo Tortora, affiancato dalla tedesca Lisa Henke, e da Luca Capoluongo, Lucia Avagliano, Ilaria Maria Zarra, Chiara Civale, Carmela Persico, Enrica Moffa, ai violini, Pierpaolo Petti, Natale Atripaldi e Selene Cantarella alla viola, Annabruna Corrado al cello, per poi passare alla superlativa sezione dei brass con Peppe Fiscale, Mauro Seraponte alle trombe, Franco Izzo e Vincenzo Viscardi al trombone, la front-line dei sassofoni con Francesco Florio all’alto, Antonio Maiorano e Angelo Cuozzo al tenore e François Paladino al baritono, e ancora la ritmica con Antonello Buonocore al basso, Alessio D’Amaro alla chitarra, Marco Napolitano alla batteria e Gennaro Notomista alle tastiere, per chiudere con gli strumentini, con in testa Michele Franza all’oboe, Pasquale Occhinegro al flauto e Aristide Buonafine al clarinetto, a servizio delle voci di Giusy Roma, Massimo Avagliano e della cubana Hanna Darlein Hosman Borras, inaugurerà il suo tour nazionale che la vedrà esibirsi sulle più prestigiose piazze d’Italia, allo scopo di sostenere questo progetto sociale.
Tra le diverse pagine che l’orchestra ha in repertorio, dal preludio della Traviata alla “Danza delle Ore” da “La Gioconda”, al Mambo di “West side story” di Leonard Bernstein, dalla tradizione sud-americana agli standard della swing-era, sino alla rivisitazione della tradizione musicale partenopea, significativa è la scelta di inaugurare ogni esibizione con un particolare arrangiamento in chiave moderna, firmato dall’indimenticato Luciano Fineschi, dell’ introduzione del poema sinfonico di Richard Strauss “Also sprach Zarathustra”.
“La musica sveglia il tempo” è il titolo di uno degli ultimi lavori letterari di Daniel Barenboim e nell’essenza di questo brano ritroviamo quel filo rosso di speranza che tante volte è sembrato perduto.
La via di Richard Strauss è aggiunta in esergo alla sua pagina: “La musica ha sognato per troppo tempo, adesso vogliamo svegliarla. Eravamo sonnambuli: vogliamo diventare sognatori svegli e coscienti per cambiare il mondo”.
Costo del biglietto: 5 Euro
Info:
fmike@hotmail.it
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L’ Ufficio Stampa
Olga Chieffi
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