A “Diciassette & Trenta Classica” il Quintetto Bottesini esalta Hummel e Schubert

Nuovo appuntamento, al teatro Diana di Napoli, con “Diciassette & Trenta Classica”, rassegna la cui direzione artistica è affidata a Antonello Cannavale e Alberto Maria Ruta.
Ospite del concerto il prestigioso Quintetto Bottesini, costituito da Alessandro Cervo (violino), Federico Stassi (viola), Giacomo Menna (violoncello), Roberto Della Vecchia (contrabbasso) e Linda Di Carlo (pianoforte), che ha proposto, nella prima parte, il Quintetto in mi bemolle minore, op. 87 di Johann Nepomuk Hummel (1778-1837), risalente al 1802.
Autore nato a Bratislava, Hummel fu un pianista prodigio ed un valentissimo compositore ed è sufficiente scorrere velocemente la sua biografia per rendersene conto.
Basti solo pensare che fu ospitato in casa di Mozart per quasi due anni come allievo e, quando aveva appena 9 anni, il genio di Salisburgo lo fece esordire in pubblico, in una delle “Accademie” che era solito organizzare a Vienna.
Si può affermare, ancora, che Hummel ebbe un’influenza notevole su tutta una serie di grandi compositori, da Chopin a Schubert, raggiungendo nella capitale austriaca una notorietà tale da oscurare perfino Beethoven.
Dal punto di vista stilistico, va considerato un musicista legato alla transizione dal Classicismo al Romanticismo, collocazione che ha sicuramente contribuito a relegarlo per troppo tempo in un immeritato oblio e, ancora oggi, pur se è possibile reperire numerose incisioni dei suoi brani più noti, risulta raro ascoltarlo dal vivo.
Completamente diverso, invece, il discorso relativo a Franz Schubert (1797-1828) e,  in particolare, al Quintetto per pianoforte ed archi in la maggiore, op. 114 D667, universalmente noto come “La Trota”, che è stato eseguito nella seconda parte del concerto.
La composizione nacque quasi per caso nel 1819, a seguito di una richiesta di Sylvester Paumgartner, proprietario di miniere, mecenate e violoncellista dilettante di Steyr, località dell’Alta Austria situata alla confluenza di due fiumi, dove Schubert stava trascorrendo un periodo di vacanza in compagnia dell’amico baritono Johann Michael Vogl.
Paumgartner era un appassionato della musica schubertiana, per cui chiese all’autore austriaco di comporre un quintetto sul motivo del lied scritto l’anno prima, a lui particolarmente gradito, intitolato “Die Forelle” (“La Trota”), indicando espressamente anche l’organico di destinazione, simile a quello usato già in precedenza da Hummel, che prevedeva anche il contrabbasso, la cui funzione era di alleggerire i compiti del violoncello.
Il risultato complessivo si tradusse in un quintetto di ampio respiro, caratterizzato da un perfetto equilibrio fra pianoforte ed archi, costituito da cinque movimenti, dove vi è alternanza fra tempi veloci e lenti, pubblicato postumo a Vienna nel 1829.
Ancora oggi il brano è fra i più popolari di Schubert, in particolare grazie al quarto movimento, che presenta il tema e le cinque variazioni sul lied.
Uno sguardo, ora, sul Quintetto Bottesini, formatosi nel 2006, che in Italia risulta l’unico ensemble stabile il cui organico comprende violino, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte.
La compagine ha evidenziato in pieno l’eleganza e la raffinatezza che caratterizzano il brano di Hummel, dando vita, inoltre, ad un’esecuzione della composizione schubertiana di altissimo livello, dove un costante equilibrio si abbinava ad un affiatamento perfetto.
Anche il pubblico è stato all’altezza del concerto e abbiamo soprattutto apprezzato, fra un movimento e l’altro, un silenzio che di questi tempi appare quasi irreale.
Meritava, quindi, un bis, giunto puntuale ed anche abbastanza imprevisto, per la tematica, in quanto consisteva nell’arrangiamento di Transylvanian Rhapsody, dello statunitense John Morris, tratto dal film di Mel Brooks “Frankenstein Junior”.

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