Convincente esordio napoletano del Quartetto Casals

Formatosi nel 1997, il Quartetto Casals, costituito da Vera Martinez Mehner e Abel Tomàs (violini), Jonathan Brown (viola) e Arnau Tomàs (violoncello), è probabilmente il primo ensemble spagnolo ad aver raggiunto una fama internazionale.
Il quartetto che, fin dalla sua nascita, ha riscosso unanimi consensi, aggiudicandosi numerosi premi in competizioni prestigiose, è stato il protagonista del recente appuntamento della stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti.
Il concerto è iniziato con il Quartetto in si bemolle maggiore op. 168 D112 (1814), brano giovanile di Franz Schubert (1797–1828), pubblicato postumo nel 1863.
Lavoro breve, di grande freschezza e creatività, si potrebbe anche definire “quartetto dei records”, in quanto il musicista tenne a precisare di aver scritto il primo movimento in appena quattro ore e mezzo e l’intera composizione in poco più di una settimana.
Particolarmente sofferta, di contro, la genesi dei sei Quartetti, op. 18, che Ludwig van Beethoven (1770-1827) dedicò al principe Lobkowitz.
Scritti fra il 1798 ed il 1800, vennero pubblicati l’anno dopo in due gruppi da tre dall’editore Mollo di Vienna.
Quello proposto nel concerto, il n. 4 in do minore, apriva la seconda tranche e, fra i sei, è sicuramente il più noto e apprezzato dal pubblico
La seconda parte della serata è stata interamente rivolta a Dmitri Shostakovich (1906–1975) con il Quartetto n. 9 in mi bemolle maggiore op. 117, risalente al 1964 e dedicato alla terza moglie Irina, costituito da cinque movimenti privi di interruzione.
Siamo, naturalmente, ad una concezione del quartetto estremamente moderna, dove emerge la vera natura del compositore russo, salvatosi ben due volte con altrettante autocritiche (la prima nel 1936, la seconda nel 1948), dalle ire del regime sovietico, che lo sorvegliò costantemente e lo costrinse spesso a scrivere lavori poco rispondenti alla sua indole.
Per quanto riguarda il Quartetto Casals, per la prima volta a Napoli, ha fornito una buona prova, che ha avuto il suo apice nell’esecuzione del pezzo di Shostakovich, a riprova che gli ensemble formati da giovani interpreti denotano una maggiore sintonia ed affinità con la musica del Novecento.
Ed anche nel bis hanno voluto omaggiare l’autore russo, con una polka particolarmente originale e ricca di sarcasmo, che ha chiuso un recital molto convincente.

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