Due giovani promesse ai “Pomeriggi in Concerto” di Napolinova

Nuovo appuntamento con i “Pomeriggi in Concerto alla Sala Chopin”, organizzati dall’Associazione Napolinova sotto la direzione artistica di Alfredo de Pascale.
Protagonisti del recente recital sono stati due giovanissimi pianisti, Fabio Maggio, classe 1992 e Angelo Barletta, nato nel 1990, entrambi allievi del maestro Lino Costagliola, ognuno dei quali ha proposto un programma particolarmente interessante.
L’esibizione di Fabio Maggio si è aperta con due preludi di Sergej Rachmaninov (1873-1943), il n. 2 in si bemolle maggiore, op. 23 ed il n. 12 in sol diesis minore, op. 32, tratti dalle raccolte completate rispettivamente nel 1903 e nel 1910.
A seguire abbiamo ascoltato tre dei 24 Preludi, op. 11 (il n. 10 in do diesis minore, il n. 11 in si maggiore, il n. 12 in sol diesis minore), scritti fra il 1888 ed il 1896 da Alexander Scriabin (1872-1915).
Sempre dello stesso autore, lo Studio n. 5 in do diesis minore, dagli Otto studi, op. 42 (1903), ricco di contrasti e ancora fortemente legato al romanticismo, che ha preceduto la Fantasia in fa minore, op. 49, fra le composizioni più celebri ed eseguite di Fryderyk Chopin (1810-1849), con la quale si è chiuso il programma.
Dal canto suo Angelo Barletta ha eseguito la Sonata in si minore di Franz Liszt (1811-1886), unica incursione del compositore ungherese in questo genere.
Brano in alcuni frangenti monumentale, venne creato fra il 1852 ed il 1853 e pubblicato l’anno dopo, con una dedica a Schumann (che a sua volta aveva dedicato a Liszt la Fantasia, op. 17), che non ebbe la possibilità di visionarlo, in quanto nel frattempo, era stato intenato nella clinica psichiatrica di Endenich.
Lo spartito giunse fra le mani di Brahms (ormai in pianta stabile a casa Schumann), che bollò l’opera come “spaventevole”, mentre Wagner la apprezzò molto.
Un po’ meno il pubblico ed i critici dell’epoca, che nel 1857 accolsero in modo estremamente negativo la “prima”, interpretata da Hans von Bülow, reazioni piuttosto comprensibili, in quanto il pezzo lisztiano non rientrava nei canoni tradizionali.
Anche per tale ragione risulta oggi molto più abbordabile per l’ascoltatore di quanto potesse esserlo a metà Ottocento.
Questa breve panoramica ha fornito un’idea del repertorio eseguito dai due ragazzi, molto diversi per carattere, ma entrambi all’altezza della situazione, che hanno offerto un saggio della loro bravura ed evidenziato una notevole maturità.
Non altrettanto si può dire del pubblico che, mai come in questo periodo, appare privo di un minimo di educazione e sembra si sia completamente dimenticato del comportamento da tenere ad un concerto.
Chiudiamo rinnovando il nostro plauso ai due giovanissimi talenti che, oltre tutto, hanno la fortuna di studiare con un ottimo docente quale Lino Costagliola, augurando loro di proseguire nel migliore dei modi una carriera già ricca di successi e soddisfazioni.

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