Nato nel 1984 a Napoli, Mario Merola studia pianoforte dall’età di 9 anni (attualmente è alle soglie del Diploma), dividendo l’attività musicale, con lo studio della Fisica.
Infatti, dopo aver conseguito la laurea nel 2008, attualmente sta portando avanti un dottorato di ricerca in Fisica Fondamentale ed Applicata, in collaborazione con il prestigioso CERN di Ginevra.
Queste brevi righe iniziali sono sufficienti per inquadrare il rappresentante di una categoria, in costante aumento, costituita da solisti che raggiungono livelli elevatissimi, ma sono consapevoli che, purtroppo, la musica non può essere la fonte principale di sostentamento.
Che Mario Merola fosse un ottimo pianista, lo sapevamo già, avendolo ascoltato più volte dal vivo, ma la conferma di una maturità ormai raggiunta, sicuramente merito anche del maestro Antonio De Rosa, che lo segue da quando era bambino, ci viene ora dal suo primo cd autoprodotto, dal titolo “Solo Piano” (per maggiori informazioni: www.merolamario.it), dove propone brani compresi fra il Settecento e gli albori del secolo scorso.
L’inizio è rivolto a Domenico Scarlatti (1685-1757), con le Sonate K 1 e K 9 in re minore, e K 20 in mi maggiore, scelte fra le 555 (o 556), che vanno a costituire la monumentale raccolta del celebre compositore napoletano.
Secondo autore in programma, Frédéric Chopin (1810-1849), presente con la Fantasia-Improvviso in do diesis minore, op. 66 e con la Ballata n. 4 in fa minore, op. 52.
A proposito di quest’ultima, va ricordato che al compositore polacco si deve l’apertura della ballata alla musica esclusivamente strumentale, in quanto il genere era in precedenza legato a brani vocali o, in campo letterario, a componimenti poetici.
Fonte di ispirazione risultano essere probabilmente le liriche del connazionale Adam Mickiewicz, anche se i pezzi di Chopin si discostano decisamente dalla cosiddetta “musica a programma”.
Con Estampes di Claude Debussy (1862-1928), siamo arrivati ai primi del Novecento e ad uno dei massimi capolavori dell’impressionismo.
Il brano è formato da Pagodes, La soirée dans Grenade e Jardin sous la pluie e, mentre i primi due rappresentano un viaggio fantastico, sollecitato da immagini di luoghi noti per la loro attrattiva, il terzo descrive la scena di un fanciullo, che vede cadere la pioggia ed è rapito dal suo incessante ticchettio.
La chiusura del disco è affidata a tre Preludi di Sergej Rachmaninov (1873-1943), op. 3, n. 2 in do diesis minore, op. 23, n. 5 in sol minore e op. 32, n. 12 in sol diesis minore, composti fra il 1892 ed il 1910 e appartenenti ad altrettante raccolte, contributo del grande autore russo alla letteratura pianistica del Novecento.
Confrontatosi con questo vasto ed impegnativo programma, Mario Merola è apparso costantemente a suo agio, disegnando uno Scarlatti vivace e scintillante, uno Chopin vigoroso e libero dal romanticismo esasperato al quale viene spesso costretto, un Debussy quanto mai ricco di sottili sfumature e un Rachmaninov dove si respira l’anima russa che ha contraddistinto i suoi capolavori, il tutto accompagnato da un suono di estrema nitidezza.
Va ancora ricordato l’ottimo libretto di accompagnamento del cd, curato da Giovanni Vigliar e dallo stesso Merola, che completa nel migliore dei modi uno splendido disco di esordio.
La speranza conclusiva è che, dopo questo sforzo autonomo, il giovane pianista possa trovare una casa discografica degna della sua bravura, anche se non dobbiamo dimenticare che colossi, come l’Orchestra Sinfonica di S. Francisco e l’Orchestra Sinfonica di Chicago, hanno da tempo scelto la strada dell’autoproduzione.
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