Grande prova dell’Ensemble Vocale di Napoli alla Chiesa della Pietrasanta

L’Ensemble Vocale di Napoli, diretto da Antonio Spagnolo, rappresenta oggi non solo la formazione corale maggiormente rappresentativa della città partenopea, ma anche una splendida realtà internazionale.
I punti di forza della compagine, oltre alla bravura di tutti i componenti, molti dei quali esercitano una professione completamente diversa da quella artistica, possono essere riassunti in una lunghissima consuetudine (una buona parte c’era già nel 1983, anno della fondazione dell’ensemble), sfociata in amicizie durature, e il voler proporre continuamente delle novità, senza mai dormire sugli allori, pur essendo il gruppo padrone di un repertorio sterminato.
Per tale motivo, assistere ad un concerto dell’Ensemble Vocale, oltre ad essere sempre piacevole, apporta un notevole arricchimento nella cultura musicale dei presenti.
Una peculiarità confermata dalla recente esibizione, tenutasi nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, per la rassegna “Ce moys de may”, durante la quale sono stati proposti una serie di brani, alcuni abbastanza noti, altri di raro e rarissimo ascolto.
Apertura con una panoramica sulla musica del Cinquecento e del Seicento, affidata a brani del francese Clément Janequin (Ce mois de may e Le chant des oyseaux), dei fiamminghi Orlando di Lasso (La nuict froide et sombre) e Mathias Hermann Werrecore (La bataglia ‘taliana – I parte), del veneziano Giovanni Gabrieli (Lieto godea) e del bolognese Adriano Banchieri (Contrappunto bestiale alla mente dal “Festino della sera del giovedì grasso avanti cena op. 18”).
In questa prima parte la novità era costituita da Werrecore, autore praticamente sconosciuto, attivo a Milano intorno alla metà del Cinquecento in qualità di Maestro di Cappella del Duomo.
Il programma proseguiva con un salto nel Novecento, iniziato con le Trois chansons di Ravel (Nicolette, Trois beaux oiseaux du paradis, Ronde), risalenti al 1914-15 e abbastanza particolari nell’ambito della produzione del compositore francese, sia perché i testi erano suoi, sia perché ognuna aveva un particolare dedicatario, nell’ordine il poeta Tristan Klingsor, il matematico e politico Paul Painlevé e madame Clemenceau, cognata del premier francese Georges Clemenceau.
Il successivo Dopo la vittoria, venne commissionato all’estone Arvo Pärt nel 1997, per celebrare i 1600 anni dalla morte di S. Ambrogio.
Il testo, edito nel 1902 a S. Pietroburgo e tradotto in italiano per l’occasione, ha come argomento la nascita del Te Deum, avvenuta durante il battesimo che S. Ambrogio impartì a S. Agostino, frutto dell’alternarsi di una serie di lodi al Signore create dai due durante la solenne cerimonia.
Ancora albori del Novecento con le Trois chansons de Charles d’Orleans di Claude Debussy (1908), che traevano spunto dalle liriche del principe e poeta francese, ostaggio degli inglesi per un buon quarto di secolo, con tematiche piuttosto diverse fra loro, accompagnate da una musica che ha lo scopo di fondere l’antico con il moderno.
Gran finale con Insalata Italiana dell’austriaco Richard Genée (1823-1859), che abbina la musica con i vocaboli relativi alle indicazioni del tempo operistico (Piano, con rabbia, espressivo, ecc.) dando vita ad un pezzo vivace e satirico.
Confrontandosi con questo programma particolarmente corposo l’Ensemble Vocale di Napoli, diretto con la consueta maestria da Antonio Spagnolo, ha fornito un ennesimo saggio di bravura, contraddistinto da un perfetto affiatamento fra i vari componenti, alcuni dei quali, come i soprani Francesca Zurzolo ed Ellida Basso, i contralti Marcella del Monaco e Silvia Tarantino, i tenori Ciro Farella e Guido Ferretti ed i bassi Giuseppe De Liso e Sergio Petrarca, all’occorrenza si trasformano in splendidi solisti.
Anche per questo un bis era obbligatorio, ed è stato scelto, in onore dei turisti presenti, Alla fiera di Mastro Andrè, un classico della tradizione popolare napoletana rivolta ai più piccoli.
Prima di chiudere ancora due brevi considerazioni, una relativa al pubblico, fra i migliori in assoluto degli ultimi tempi (a parte una spettatrice che ha pensato bene di farsi una chiacchieratina al cellulare fra un brano e l’altro), l’altra all’acustica, sicuramente migliorata rispetto a prima, grazie ad alcuni accorgimenti come la sistemazione di un nuovo palco e della cassa armonica, ma che dà ancora problemi soprattutto quando il brano è caratterizzato da repentine variazioni di tono, come nel caso di Insalata Italiana.
Prossimo appuntamento domenica 29 maggio, con il concerto dei CamPet Singers che chiuderà l’interessante rassegna.

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